1996-2016. L’era Netanyahu in Israele

Nel maggio del 1996, venti anni fa esatti, Benjamin Netanyahu diventava per la prima volta primo ministro di Israele, sconfiggendo il favorito Simon Peres, anche grazie a due provvidenziali attentati terroristici che avevano provocato 32 vittime innocenti fra i civili israeliani: quelle furono fra l’altro anche le prime elezioni in cui il premier veniva votato direttamente dagli elettori israeliani.
Oggi possiamo definire il ventennio trascorso come l’era Netanyahu: dopo il suo primo governo (1996-1999), è stato infatti ministro degli esteri dal 2002 al 2003, quindi ministro delle finanze dal 2003 al 2005; dal 2009 è stato poi costantemente alla guida dello Stato ebraico come primo ministro, venendo rieletto per tre volte consecutive.
Proprio in queste ore, Netanyahu sta imprimendo una svolta alla politica interna israeliana, accogliendo nelle fila del suo governo anche un estremista della destra israeliana, Avigdor Liberman: e questo mantenendo nelle proprie mani anche i portafogli di ministro degli esteri, dell’economia, delle comunicazioni e della cooperazione regionale, con una concentrazione di potere che fa del premier israeliano qualcosa di molto vicino ad un sovrano assoluto.
Netanyahu fonda il suo potere su di una fondamentale miscela di elementi che sono quelli caratterizzanti l’importanza assunta dallo Stato ebraico a livello mondiale: figlio di uno dei personaggi più influenti del sionismo estremista (il padre Benzion fu per lunghi anni segretario dell’ultra sionista Jabotinsky), ha costruito la sua carriera non solo grazie ad un ragguardevole curriculum militare, come molti dei leader israeliani, ma soprattutto grazie ai fortissimi collegamenti culturali, politici ed economici con gli ambienti statunitensi, beneficiando dapprima del ruolo rilevante che ebbe il padre fin dal 1938 negli Usa, ma anche al fatto di aver poi lavorato in aziende statunitensi e di aver servito come ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite nel cruciale periodo 1984-1988, vale a dire in una fase di svolta per l’intero assetto mediorientale, dopo l’avvento della rivoluzione khomeinista (1979) e dopo l’invasione israeliana del Libano (1982).
Come ho avuto modo di spiegare con maggiore dettaglio altrove*, Netanyahu è stato in realtà uno degli inventori politici della guerra internazionale al terrorismo, dove con terrorismo si intende in modo prioritario il terrorismo islamista: proprio sul tema di questo conflitto mondiale dell’Occidente con l’Islamismo radicale, Netanyahu ha costruito da un lato la sua politica di progressivo svuotamento degli accordi di pace israelo-palestinesi e dall’altro il suo rapporto privilegiato con gli ambienti politici nordamericani, al punto che pochi giorni fa lo stesso Donald Trump lo ha pubblicamente celebrato come un politico che "avrebbe potuto essere un ottimo presidente degli Stati Uniti".
Quanto vasto sia il potere sviluppato da Israele nell’era Netanyahu lo dimostra il ruolo da esso assunto nel Mediterraneo, testimoniato dall’orientamento della politica estera dell’Italia, che ha sempre più marcatamente fornito un sostegno senza riserve allo Stato ebraico. Ogni nostro capo di governo corre oramai da anni in Israele per avere un’investitura internazionale e sempre più spazio viene dato dall’Italia, in termini di cooperazione militare, tecnologica e di polizia, al rapporto privilegiato con Israele.
 
* G. Colonna, Medio Oriente senza pace, Edilibri, Milano, 2009.

Nota per il lettore:

Ricorrono nel 2016 i primi venti anni di attività del CLAR. La redazione di clarissa.it per celebrare questa ricorrenza non farà un bilancio del lavoro non sempre facile compiuto dalla nostra Associazione in questo ventennio, lavoro i cui risultati sono facilmente verificabili da chiunque.
Abbiamo pensato invece di utilizzare questa occasione per confrontare, collegare, correlare le tracce degli avvenimenti più significativi di venti anni fa con le situazioni odierne, in modo che il lettore potrà poi liberamente sviluppare le proprie considerazioni – come è nello stile di clarissa.it: fornire alle persone gli strumenti per un libero e autonomo lavoro di analisi e ricerca, finalità da sempre del CLAR.

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