Israele estende all’Iraq gli attacchi anti-iraniani

Una guerra è di fatto in corso in tutto il Medio Oriente, senza che i mass media occidentali osino parlarne apertamente. Clarissa.it se ne sta occupando in quanto ritiene che questo conflitto a bassa intensità, che vede un crescente impegno delle forze israeliane a sempre più ampio raggio, costituisca un grave rischio per la pace mondiale.

Gli Usa delegano a Israele l’uso della forza contro l’Iran

Da notizie della stampa irachena, riprese anche da organi israeliani, apprendiamo che l’Iraq è divenuto nelle ultime settimane il nuovo teatro delle operazioni militari che gli israeliani stanno attuando da mesi in Medio Oriente contro le strutture militari ritenute vicine all’Iran, che finora erano state colpite in Siria e in Libano.

Il primo attacco in territorio iracheno, condotto da un cacciabombardiere israeliano F-35, sarebbe avvenuto lo scorso 19 luglio contro la base di Amerli nel governatorato di Salah al-Din, provincia immediatamente a nord della capitale irachena.

Secondo quanto dichiarato dal portavoce delle Forze di Mobilitazione Popolare (unità sciite considerate vicine ad Hezbollah), si sarebbero verificati da allora almeno altri tre attacchi, in violazione della sovranità irachena.

Quello che sembra il secondo fatto nuovo, forse ancora più significativo, è che gli Stati Uniti avrebbero consentito ad Israele di utilizzare anche droni da basi Usa in Azerbaigian ed in Siria, teoricamente destinate alla lotta contro l’Isis e contro il cosiddetto terrorismo jihadista: sembra dunque che gli Usa stiano in qualche modo delegando alle forze israeliane il compito di condurre diretti attacchi mirati contro le forze sciite in tutta la regione.

La scorsa settimana, un altro episodio di questa sequenza di operazioni militari israeliane avrebbe provocato una serie di esplosioni e di incendi in un’altra base irachena, questa volta a sud di Baghdad.

Lo scorso martedì si sarebbero infine verificate nuove esplosioni che avrebbero danneggiato altre installazioni militari irachene ritenute sotto controllo sciita.

La sovranità limitata dell’Iraq

A seguito di questi ultimi episodi, alcuni parlamentari iracheni hanno accusato il parlamento iracheno di non voler affrontare pubblicamente la questione della violazione della sovranità irachena, per soggezione nei confronti di Usa e Israele: essi hanno reclamato un maggiore impegno delle loro, invero assai limitate, forze armate in difesa del Paese.

Ovviamente, la ben nota divisione dell’Iraq in un’area a prevalenza sciita ed in una sunnita rende pericolosissimo sollevare questo argomento cruciale, dopo che, con la distruzione del regime baathista, la questione religiosa colloca l’Iraq nella linea di faglia mediorientale della contrapposizione fra sciiti e sunniti (in particolare di obbedienza wahabbita), che l’Occidente atlantico sta in tutti i modi alimentando.

Sembra che l’ampliamento del raggio d’azione israeliano, che si va sempre più avvicinando al territorio iraniano, sia dovuto al fatto che l’Iran, proprio a seguito dei ripetuti attacchi condotti da Israele contro obiettivi in Siria ed in Libano (per ammissione israeliana oltre duecento nel solo 2018), avrebbe progressivamene spostato le proprie forze a sostegno della Siria sempre più vicino al confine con l’Iraq: in particolare essendosi vista costretta a ridislocare le forze in precedenza ospitate nella base aerea siriana denominata T4 (Tiyas Military Airbase), localizzata tra Homs e Palmyra, duramente colpita dagli israeliani il 10 febbraio ed il 9 aprile del 2018.

Il processo di destabilizzazione del Medio Oriente da parte israeliana prosegue con logica ferrea: risulta oramai chiaramente che esso è accettato come opzione strategica anche dagli Stati Uniti, nella palese acquiescenza dell’Europa.

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