Israele torna a fornire armi strategiche alla Turchia

La crescente gravità della situazione in Medio Oriente è confermata dal fatto che Israele ha ripreso a fornire armamenti strategici alla Turchia, nonostante la tensione conseguente all’attacco che Israele aveva portato il 31 maggio 2010 contro l’inerme Freedom Flottilla, causando la morte di nove attivisti per i diritti umani: è quindi chiaro che il conflitto civile in corso in Siria (che ha visto di recente Israele attaccare installazioni e convogli siriani, violando lo spazio aereo di quel Paese) e la partita in atto fra l’Occidente e l’Iran spingono nuovamente la Turchia a riannodare lo storico legame strategico con lo Stato ebraico, che risale addirittura agli anni Cinquanta.
Lo dimostra proprio la tipologia di armamenti che Israele ha ripreso a fornire all’aviazione militare turca: si tratta infatti di sistemi avanzati per la guerra elettronica prodotti dalla società israeliana Elta, una sussidiaria dell’Israel Aerospace Industries, controllata dal ministero delle difesa di Gerusalemme. In questa partita, tuttavia, giocano un ruolo importante anche gli Usa, dal momento che questi apparati sono destinati ad equipaggiare i Boeing 737 turchi che, opportunamente modificati, operano come Awacs, vale a dire come velivoli destinati al controllo radar dello spazio aereo, integrandosi nei sistemi della Nato, di cui la Turchia fa parte, e statunitensi.
La fornitura della Boeing alla Turchia, del valore di oltre 200 milioni di dollari, prevedeva che fin dal 2011 i 737 venissero equipaggiati con l’eccellente sistema di guerra elettronica della Elta, ma proprio l’incidente della Freedom Flottilla aveva bloccato la fornitura, dopo la dura presa di posizione cui il governo turco si era visto costretto a seguito della proditoria aggressione israeliana contro la nave turca Navi Marmara che portava gli attivisti vero la Striscia di Gaza.
Solo da poche settimane, si noti, gli apparati israeliani sono stati "sbloccati" e sarebbero già in corso di installazione sugli Awacs turchi. C’è da domandarsi se in questa decisione del governo israeliano non giochi anche il fatto di poter in questo modo ottenere in cambio un benevolo sguardo elettronico su quanto potrebbe accadere qualora lo Stato ebraico decida di colpire l’Iran.
Print Friendly, PDF & Email