Cuba: la rivoluzione dopo Castro

" […] Il compagno Díaz Canel non è un avventizio né un improvvisato. Il suo percorso lavorativo raggiunge quasi 30 anni, iniziando dalla base […] Nell’anno 2009, è passato a svolgere funzioni governative, prima come Ministro dell’Educazione Superiore e, a partire dal 2012, come Vicepresidente del Consiglio dei Ministri, a carico dell’attenzione verso differenti organismi legati all’educazione, la scienza, lo sport e la cultura. D’altra parte, partecipa settimanalmente alla Commissione economica Finanziaria del Governo e nella Commissione del Bureau Politico per il controllo dell’implementazione degli accordi del 6to congresso […]" così lo scorso 24 febbraio Raul Castro presentava il suo successore durante la Sessione Costitutiva dell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare. Nel 2018 scadrà il mandato di Raul Castro alla guida del popolo cubano e da qui dovrebbe iniziare il percorso di Miguel Díaz-Canel Bermúdez (ingegnere classe ’60). Díaz Canel, un ingegnere in elettronica, viene dalla gavetta e dalla base del Partito Comunista Cubano, facendosi le ossa prima nella Unione Giovani Comunisti e poi come segretario delle province di Villa Clara e Holguin tra gli anni ’90 e 2000. Solo nel 2009 arriva alla ribalta politica nazionale entrando a far parte del Governo.
Ma chi è Miguel Díaz-Canel? Per orientarsi basta prendere uno stralcio del suo intervento alla manifestazione di solidarietà in appoggio a Chávez e alla Rivoluzione Bolivariana tenutasi a Caracas (Venezuela) lo scorso 10 gennaio. In tale occasione il futuro leader cubano ha affermato che " […] quattordici anni fa [1999] la fiamma della Rivoluzione si è accesa in questa terra [Venezuela] Costruire la nuova patria che ha sognato Bolivar non è stato compito facile. Solo un popolo con una storia gloriosa, ispirato dagli ideali dei suoi padri, cristallizzati nel pensiero e nell’azione di Chávez, ha potuto conseguire in così poco tempo avanzamenti tanto straordinari in campo sociale e economico, con la premessa dell’uguaglianza di tutti gli esseri umani, con la premessa della dignità e della giustizia […] Costituisce un dovere storico per i cubani e i latino americani e dei caraibi difendere la Rivoluzione Bolivariana in queste complesse circostanze. Le forti vittorie elettorali, recentemente ottenute dalle forze rivoluzionarie, dimostrano che […] Costituisce un dovere storico per i cubani e i latino americani e dei caraibi difendere la Rivoluzione Bolivariana in queste complesse circostanze. Le forti vittorie elettorali, recentemente ottenute dalle forze rivoluzionarie […] Grazie all’esempio della Rivoluzione Bolivariana, siamo sempre più avanzati i questi anni nell’unione della Grande patria latino americana e caraibica, con i principi di solidarietà, complementarità e collaborazione, per uno sviluppo giusto e sostenibile […] L’imperialismo e i suoi alleati vogliono ritornare a un passato di spoliazione e sfruttamento; manipolano, mentono e si scagliano con ira incontenibile contro il progetto bolivariano e i suoi principali leader […] L’America Latina e i Caraibi non permetteranno nuovi tentativi di destabilizzazione nella regione. Cuba, ancora una volta, conferma la sua irriducibile convinzione che qualsiasi attacco dell’impero contro il Venezuela, sarà interpretato e avrà risposta dal nostro popolo, come se si trattasse del nostro stesso suolo patrio […]".
Un intervento che delinea in modo marcato il pensiero ideologico del futuro presidente cubano e che ne fa percepire la continuità dell’incorruttibile rivoluzione cubana. Sicuramente alla notizia del passaggio di consegne della leadership cubana, qualcuno a Miami (U.S.A.) avrà esultato nella convinzione di poter riportare il liberismo globale nell’isola caraibica. Tuttavia le parole di Raul Castro e quelle dello stesso Díaz Canel ridimensionano ogni entusiasmo filo statunitense. Se fino ad ora "la fine biologica" di Fidel Castro era il massimo auspicio per assistere al declino della Rivoluzione Cubana, oggi se ne percepisce la possibilità che tale rivoluzione possa persistere a prescindere dalle figure che l’hanno creata. Sicuramente ha ed avrà delle variazioni, degli adattamenti, ma non sembra possibile il suo epilogo. Con Raul Castro si è attivato un processo riformista della rivoluzione: apertura graduale del mercato, maggiore libertà di emigrazione ed immigrazione, maggiori libertà di stampa e di opinione all’interno dell’isola. Ovviamente l’apertura economica passa per un rafforzamento dei legami commerciali con le "economie alternative" del XXI secolo, ossia con Russia, Cina e i Paesi Latinoamericani che hanno sposato la causa della Rivoluzione Bolivariana e dell’emancipazione politico-economica dal Nord America. Ed è proprio dall’America Latina, e soprattutto dal Venezuela, che arrivano atti concreti volti a proteggere l’isola caraibica dalle mire statunitensi: Caracas oltre a fornire all’Havana il petrolio ad un prezzo politico e risorse finanziarie per lo sviluppo interno, si è fatta promotrice di due strumenti che oltre a implementare lo scambio commerciale e politico intraregionale, mira a creare una barriera protettiva nei confronti di Cuba. Nello specifico parliamo dell’ALBA e della CELAC. Proprio la Comunidad de Estados Latinoamericanos y Caribeños appare lo strumento più efficace nella tutela della Rivoluzione Cubana perché comprendente Paesi rilevanti in ambito internazionale (Brasile e Argentina su tutti) e determinati nel progetto di emancipazione regionale.
Negli anni ’60 la Rivoluzione Cubana è stata creata, oggi si evolve, si trasforma, ma pare chiaro (almeno per ora) che domani non sarà distrutta.
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