Russia contro Ucraina, l’ipocrisia dell’Occidente

La guerra è un elemento imprevedibile. Guai quindi ad azzardare previsioni. Questo vale anche per il tragico conflitto in corso fra Russia ed Ucraina, fra popoli fratelli. Tuttavia, alcune osservazioni più generali sono possibili e possono essere utili, soprattutto per valutare il livello di inaffidabilità, e di evidente natura massicciamente propagandistica, di quello che ci stanno raccontando i media nostrani – utilizzando a piene mani foto e video falsificati, alla faccia delle fake news.

Gli Stati Uniti e la Nato stanno dimostrandosi spregiudicati e realisti nei confronti dell’Ucraina sotto attacco: non rientra nei loro obiettivi intervenire contro la Russia, nonostante il tuonare mediatico. Va tutto bene finché si parla di sanzioni, arma vile, che colpisce le popolazioni ed i commerci, mentre lascia impuniti i veri responsabili, e prepara futuri conflitti. Va tutto bene finché si tratta di vendere o inviare armi e consiglieri militari, purché non troppo allo scoperto.

Ma non si illudano gli Ucraini che l’Occidente a guida statunitense sia pronto a versare il proprio sangue per loro. La storia della Polonia nel 1939 lo dimostra assai bene: le grandi promesse inglesi della primavera di quell’anno, che servirono solo ad accelerare la zampata tedesca – non furono mai mantenute. Non un colpo venne sparato per loro a Occidente, quando la Germania invase la Polonia. Ed essa, alla fine della guerra, non ebbe la democrazia di cui gli Alleati si dichiaravano alfieri, perse invece parte dei suoi territori e tutta la propria sovranità, questa volta finendo sotto il giogo sovietico. Attenzione quindi a fidarsi degli Alleati!

Non lo diciamo solo noi. Un analista politico-militare statunitense di tutto rispetto, George Friedman, scrive forte e chiaro cosa ci si possa aspettare dagli Usa nei confronti della Russia, sulla base della storia di un secolo almeno.

«L’Unione Sovietica è crollata nel 1991. Le zone cuscinetto che circondano la Russia sfuggirono al controllo russo. Gli imperativi della dottrina strategica di Mosca esigono la dimostrazione di un suo ritorno al potere in Ucraina. Anche in questo caso, gli Stati Uniti si preoccupano meno del territorio occupato che di perdere credibilità non agendo. La credibilità non è una cosa da poco, e non si è mai rivelata un buon punto di partenza per iniziare una guerra. Per la Russia, invece, il confine ucraino è a circa 300 miglia da Mosca e, sebbene al momento non esista alcuna minaccia, la velocità con cui una terza potenza come gli Stati Uniti potrebbe presentarsi in Ucraina, e minacciare il cuore del territorio russo, non può essere sottovalutata. I Russi non possono escluderlo, e quindi vogliono impedire questa possibilità, assumendo il controllo dell’Ucraina.
La strategia degli Stati Uniti non è davvero cambiata, ma la geografia sì. La dottrina della Guerra Fredda puntava a salvaguardare le rotte marittime verso l’Europa, bloccando la potenza navale e aerea sovietica e sconfiggendo la Russia con forze superiori e rifornibili. Allora però il confine sovietico si trovava ben più a ovest dell’Ucraina. Ci sono due vie di avanzata da parte della Russia, una volta presa l’Ucraina. Una è la pianura nordeuropea, attraverso la Bielorussia e la Polonia. L’altra è attraverso i Carpazi, a sud. Finché la Polonia è ben difesa ed i Russi si tengono ad est dei Carpazi, la probabilità della Russia di rappresentare una minaccia per l’Europa e più oltre verso l’Atlantico, è bassa.
La Russia non può lasciare l’Ucraina nella collocazione in cui si trova. Farlo è potenzialmente troppo pericoloso. Gli Stati Uniti non possono combattere una guerra terrestre alle porte della Russia. Con la quantità di forza che la Russia può rapidamente applicare, la missione statunitense, nella migliore delle ipotesi, non potrebbe essere portata a compimento. Nel peggiore dei casi, diventerebbe una sconfitta. Tutto ciò è imposto dalla geografia. Se gli Stati Uniti intervengono, devono farlo nella parte occidentale dei Carpazi e nelle pianure della Polonia. Non possono portarsi più ad est.
Questa è un’applicazione piuttosto spietata di una dottrina strategica. L’Ucraina ha diritto all’autodeterminazione. Ma la maturità della politica estera americana non si basa sulla verifica della bontà di una causa, ma sul prezzo e sulle probabilità di vittoria. Non importa quale sia la politica o la moralità: la conoscenza della geografia, delle capacità e degli interessi deve avere la priorità sull’indulgere ad un’azione militare che potrebbe fallire. Quello che abbiamo imparato è che gli Stati Uniti sono potenti ma non onnipotenti. L’idea che gli Stati Uniti debbano lottare per il diritto, partendo dal presupposto dell’onnipotenza, è roba da ragazzini»1.

In primo luogo, dunque, basta con la storia che la Russia vuole invadere l’Europa: ne abbiamo sentite a iosa per decenni dagli anni Cinquanta agli anni Novanta. Se siamo seri, ci dobbiamo porre le domande di fondo: cosa deve fare la Nato, se questa è l’impostazione strategica degli Usa? Salvaguardare la Polonia ed i Carpazi, cosa che già fanno da anni, avendo costruito a questo scopo un idoneo dispositivo militare costantemente addestrato. Non intervenire in Ucraina, semmai lasciare che la Russia si logori nel conflitto, subendosi intanto l’ondata di russofobia che viene proiettata su di lei, grazie anche al coro dei soliti utili idioti, foraggiati allo scopo.

Cosa può fare l’Unione Europea, se né gli Usa né la Nato sono pronti a sparare un colpo? Dare stura anch’essa ai propri utili idioti, perdere qualche centinaio di miliardi a causa di sanzioni (che danneggiano sicuramente più noi della Russia), vendere un po’ di armi, guadagnarsi l’imperituro, meritato disprezzo degli Ucraini.

Cosa può fare infine la Russia? Cercare di ottenere dall’Ucraina un impegno formale a non entrare nella Nato, cosa che probabilmente l’Ucraina non concederà, a meno di un cambio di regime. Se così è, la Russia farà quello che sta già tentando: collegare la Crimea al Donbass, se possibile arrivando fino ad attestarsi sulla riva sinistra del Dnepr – togliendo all’Ucraina la zona più filo-russa e isolandola così anche dal Mar Nero.

Sono gli esperti anglosassoni stessi che ci dicono che lo scopo degli Alleati non è quello di intervenire in questo conflitto, ma di logorare la Russia, dopo averla abilmente condotta ad un’azione di forza che il mondo intero può facilmente stigmatizzare. Esattamente come avvenne in Afghanistan, nel lontano 1979, invasione che diede inizio alla crisi irreversibile dell’Unione Sovietica. Oggi forse sperano che lo stesso accada anche a Putin.

Ma ripetiamo: attenzione, perché le guerre restano imprevedibili…

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Note
  1. G. Friedman, “Ukraine, War and the American Doctrine”, Geopolitical Futures, 10 dicembre 2021