Vecchi e nuovi Ogm – il caso Calyxt

La manipolazione del cibo richiede sempre più risorse mediatiche per risultare accettabile sul cosiddetto libero mercato: ricordiamolo quando si parla di fake news. La nuova frontiera del cibo ingegnerizzato si chiama gene-editing, qualcosa come “modificare il genoma”, e negli Usa questi alimenti sono già nei piatti dei consumatori, ma a loro insaputa…

Cosa è il GE-Editing?

Il meccanismo del gene editing consiste in sintesi nel danneggiare il DNA con una sorta di taglio, cosicché i meccanismi cellulari che lo riparano commettano piccoli errori, inducendo delle mutazioni. Per far questo non si usano agenti chimici o fisici, ma specifiche proteine che “leggono” il genoma e lo tagliano laddove si desidera, attraverso un meccanismo di riconoscimento della sequenza di DNA.

La “forbice” che opera questo taglio è fatta in genere da due componenti: un RNA guida, che marca il punto in cui il DNA va tagliato, e una proteina, che opera il taglio.

Si inseriscono così all’interno della pianta da modificare un transgene che codifichi per l’RNA guida e la proteina, in modo che poi sia la pianta stessa a sintetizzare le forbici molecolari. La mutazione così ottenuta si fissa stabilmente nel genoma e il transgene può essere eliminato nelle generazioni successive. A questo punto l’origine della modifica non è più individuabile: nemmeno il più esperto genetista sarà più in grado di dire se la mutazione è stata ottenuta artificialmente o in modo naturale.

In questo modo, secondo le aziende più innovative nel settore, si possono creare prodotti alimentari capaci di sfuggire al disastro comunicativo che l’ultima generazione di OGM, come il mais Roundup Ready della Monsanto, ha lasciato dietro di sé.

La soia GE nei ristoranti del Midwest

Alcuni giorni fa, ad esempio, in un articolo della Associated Press, Calyxt, una società statunitense con sede nel Minnesota, ha spiegato come il suo olio di soia modificato geneticamente (GE-editing) venga già ora utilizzato nei ristoranti del Midwest americano. Secondo Calyxt, è il primo uso commerciale di un alimento modificato con la nuova tecnica negli Stati Uniti.

Ovviamente la compagnia non ha piacere di rivelare quali siano i ristoranti che utilizzano questo suo olio di soia GE: per cui, ancora una volta, i consumatori americani restano all’oscuro della novità, tanto più che nel regolamento National Bioengineered Food Disclosure Standard, pubblicato di recente dall’USDA, l’agenzia americana per la sicurezza alimentare, i ristoranti sono esentati dalle regole di etichettatura degli OGM, e non è stato nemmeno chiaramente specificato se gli alimenti geneticamente modificati debbano essere etichettati o meno. Per cui, nessuno potrà sapere se sta consumando un olio di semi di soia Calyxt!

Molto interessante è però un altro aspetto, vale a dire che l’azienda americana afferma che il suo olio non è OGM, per il fatto che quello che stanno facendo potrebbe teoricamente essere raggiunto anche con un incrocio varietale (cross-breeding) tradizionale: chi è vecchio del mestiere sa bene che questo argomento è uno dei primi che l’industria agro-alimentare biotech ha sempre sostenuto, contro ogni evidenza, dato il tipo di tecniche utilizzate…

Manipolazione genetica e manipolazione mediatica

A contestare questo tipo di affermazioni, non sono solo le associazioni dei consumatori; per una volta, la conferma arriva dai documenti degli organismi pubblici di controllo americani.

Un memorandum interno della FDA del 22 febbraio 2019, che discute della soia di Calyxt (atto di notifica biotecnologica n. 000164 CVM, Note to the File), non solo ha un’intera sezione denominata “Modifica e caratterizzazione genetica”, ma precisa che «Calyxt sostiene che le modificazioni genetiche non influenzano significativamente la composizione e la nutrizione di alimenti derivati dalla soia FAD2KO, ad eccezione delle modifiche previste nei livelli di acidi grassi specifici».

Inoltre, in una lettera del maggio 2015 alla società, formalmente conosciuta come Cellectis Plant Sciences, l’USDA ha dichiarato, sempre a proposito della soia FAD2KO modificata con il gene di Calyxt (la stessa che ora viene usata nei ristoranti come olio): «Si prega di notare che la soia GE può ancora essere soggetta ad altre autorità regolatorie come la FDA (Food and Drug Administration) o l’ EPA (Environment Protection Agency)», confermando la natura biotech dell’alimento.

«I consumatori pensano che qualsiasi materiale genetico che è stato manipolato in un laboratorio e poi inserito in una pianta sia un OGM, indipendentemente dal fatto che la caratteristica possa essere raggiunta attraverso la riproduzione tradizionale. Inoltre, sia l’USDA che la FDA ritengono che la soia sia ingegnerizzata. Non solo l’USDA si riferiva ad esso come una “soia GE”, ma la soia è stata assoggettata alla consultazione volontaria di sicurezza della FDA, che ha indicato che il raccolto rispondeva alla definizione della FDA di bioingegneria / ingegneria genetica / biotecnologia moderna. La tesi secondo cui una coltura geneticamente modificata non è un OGM perché il processo potrebbe essere accaduto in natura, è del tutto errata», ha detto Michael Hansen, Ph.D., ricercatore senior per Advocacy at Consumer Reports.

Siamo dunque in presenza di un nuovo capitolo della strategia di disinformazione della sempre rampante industria biotech, che a tutti i costi vuole continuare a vendere al consumatore qualcosa che il consumatore non ha nessuna voglia di acquistare e tanto meno di trovarsi a sua insaputa nel piatto…

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