Forza Cina!

Il calcio di norma non è un settore di cui siamo in grado di occuparci, anche per il fatto che se ne parla già troppo sui mass-media.
Tuttavia non possiamo proprio fare a meno di scrivere qualche breve riga a proposito della cessione del Milan alla Sino-Europe Sports Investment Management Changxin Co., da parte del fondatore del movimento politico Forza Italia.  Proprio chi, oggi sul viale del tramonto, scese venti anni fa “in campo” per farsi alfiere  del capitalismo italiano e difenderne i valori,  non ha saputo far di meglio che vendere un pezzo della storia sportiva del nostro Paese per 740 milioni di euro alla Cina, che tutto è meno che una forza economica liberista: nella compagine della finanziaria cinese, infatti, è anche presente un importante fondo governativo cinese, la State Development & Investment Corporation.
È davvero un sintomo di quello che è accaduto negli ultimi vent’anni all’Italia ed all’Europa: una progressiva de-industrializzazione che si attua a favore del gigante cinese, forte della sua enorme liquidità e della conseguente enorme capacità di investimento, entrambe governate da un’oligarchia che, dichiarandosi ancora maoista, non è altro che l’espressione di un inedito incontro tra il “modo di produzione orientale” ed il più sfrenato capitalismo occidentale, il tutto condito con un pugno di morale confuciana, che bene si sostituisce all’occidentale “etica protestante”, di cui noi abbiamo probabilmente perso memoria da tempo.
La cessione del Milan alla finanziaria cinese da parte del leader di Forza Italia suona dunque davvero ironica, soprattutto se si pensa che proprio il 12 maggio scorso il Parlamento europeo ha votato a larghissima maggioranza (546 voti a favore, 28 contrari e 77 astenuti) una risoluzione che chiede alla Commissione europea di negare alla Cina lo status di economia di mercato (Market Economy Status, in acronimo MES). Questo avviene perché, dopo l’iniziale speranza di trovare nella Cina l’enorme mercato che gli occidentali speravano di poter conquistare, come notano qualificati osservatori, invece “le imprese europee vedono nella Cina oggi più una minaccia che un’ opportunità. Alle preoccupazioni che potremmo definire storiche, legate alla scarsa qualità dei prodotti cinesi, al non rispetto delle regole a tutela del lavoro e dell’ambiente, alle falsificazioni dei prodotti, si è aggiunto il timore che i mercati europei (ma anche i mercati dove le imprese europee esportano) siano utilizzati come valvola di sfogo per gli eccessi di capacità produttiva di molte industrie cinesi”.
L’acquisto cinese della squadra di Berlusconi è dunque il sintomo dell’incapacità dell’Europa di trovare una strategia per difendere la propria economia dalla nuova potenza economico-finanziaria sorta in oriente dopo poco più di due secoli di assenza.
Anche in questo caso, al capitalismo occidentale mancano idee nuove per fronteggiare questa nuova minaccia, e l’unica cosa che rimane da fare ai nostri imprenditori pare sia incassare i soldi dei cinesi, dimenticando i posti di lavoro che in questo modo sono destinati gradualmente a passare sotto il controllo dello Stato maoista cinese. Altro che “Forza Italia”!
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