Uomini o bestie? Viva la satira!

Avete notato qual è il più temibile effetto collaterale del virus? La scomparsa totale della satira: ci stiamo prendendo tutti terribilmente sul serio, probabilmente per la paura di morire che ci attanaglia.

Eppure nelle scuole dell’Italia democratica viene detto e ridetto che la satira è fondamentale manifestazione della libertà di pensiero; nei libri di testo ed  in tv si esaltano quelli che l’avrebbero comunque azzardata (Petrolini?), sfidando eroici le ire del regime fascista, tanto per dirne uno, così di moda nell’Italia antifascista.

Però, da quando sono arrivati i vaccini, da quando si è insediato Draghi, da quando ci sottoponiamo più o meno obtorto collo al mitico Green Pass all’italiana, nessuno dei mostri sacri della satira televisiva dedica più una gag alle (infinite) assurdità di questa situazione: i banchi con le rotelle rottamati, le mascherine non a norma, le ruberie e le furberie sulle forniture sanitarie; per non parlare delle facce di uno Speranza o di un Bianchi o di un Mattarella – non vi fanno mai ridere? Sicuro?

Sembra proprio di no, perché non un Crozza non un Fiorello, tantomeno un Grillo, hanno trovato il coraggio di fare dell’ironìa, di tentare un’imitazione. I media sono serissimi, sia i pro che i contro. Non è terribile?

Forse perché tutti hanno prontamente annusato l’aria: si sa, i guitti devono seguire il vento, e mai rischiare troppo – non tutti hanno il naso, il fegato e l’arte di un Cyrano De Bergerac.

Li ha avuti invece un famoso fumettista e vignettista australiano, Michael Leunig. Con quale risultato?

È stato licenziato in tronco dal giornale australiano The Age per la vignetta che illustra questo articolo (non ce ne voglia Leunig se violiamo i suoi sacrosanti diritti d’autore): ha osato infatti paragonare la resistenza all’obbligo vaccinale alla lotta per la democrazia in Cina, immortalata dal  famoso episodio della repressione contro gli studenti che manifestavano pacificamente a Pechino, qualche lustro fa, in piazza Tien An Men. La vignetta riprende infatti la celeberrima foto del famoso tank man, l’ignoto cittadino cinese che inerme sfida i carri armati comunisti.

All’epoca, i democratici di tutto il mondo si beavano della fantastica occasione propagandistica loro offerta dagli ottusi dirigenti post-maoisti: oggi, guai ad usare quell’immagine storica per stigmatizzare l’impronta totalitaria dei vari obblighi vaccinali – tanto più nel caso dell’Australia, dove il democraticissimo regime ha creato, per i dissidenti, veri e propri campi di confinamento (per carità, guai a chiamarli campi di concentramento!, avremmo subito alle calcagna tutto lo Stato d’Israele ed i suoi fan…).

Satira nella satira, la maniera tutta anglosassone con cui The Age ha dato notizia di un possibile licenziamento: “stiamo provando nuovi vignettisti”.

Più seriamente, Leunig ha confermato alla stampa di essere stato licenziato a partire da lunedì perché “il suo disegno avrebbe suscitato l’indignazione dei fan, di molti fan. L’azienda ritiene che questo tipo di fumetto non sia in linea con il sentimento pubblico ed i lettori di The Age, che, a quanto pare, sono in gran parte favorevoli alla narrativa di Andrews Covid [Daniel Andrews, il premier australiano oltranzista dell’obbligo vaccinale, n.d.r.]. Ma il mio lavoro è sfidare lo status quo, e questo è sempre stato il lavoro del fumettista”.

Quale eroico comico italiano avrà metà o anche solo un quarto del coraggio di Leunig? Chi esprimerà a lui umana solidarietà? Chi s’indignerà, tra i nostri strapagati anchor men, per questa palese violazione della libertà di pensiero e di parola?

Eppure Aristotele sosteneva che la capacità di sorridere (e di far sorridere…) è ciò che alla fin fine distingue gli uomini dalle bestie.

Siamo dunque nella democrazia delle bestie, o dentro la Fattoria degli Animali, come preferite.

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