La guerra delle multinazionali e il fallimento degli Ogm in agricoltura

Ricordate quando i promotori delle colture Ogm assicuravano che la diffusione delle colture ingegnerizzate avrebbe eliminato l’uso dei pesticidi? È trascorso un decennio ed ora apprendiamo, dalla gigantesca lotta in corso per conquistare il mercato cinese della soia transgenica, che le cose non sono proprio andate così…

Non funzionano contro le infestanti

Le notizie vengono oggi a galla nel quadro di una competizione mondiale nella quale si intersecano: lo scontro commerciale fra Usa e Cina; la lotta delle grandi multinazionali delle cosiddette “scienze della vita”; la competizione globale sui mercati delle materie prime agricole, delle quali la soia è una delle più internazionalizzate; la massiccia concentrazione delle grandi corporations, controllate da anonime società finanziarie.

È in questo contesto di lotta senza esclusione di colpi, che finalmente abbiamo (e non per bocca di attivisti Ogm free) l’ennesima conferma dall’agenzia Reuters del fatto che il prodotto di punta della Monsanto, la celebre semente transgenica Roundup Ready, con cui l’azienda, da poco passata in mano a Bayer, ha monopolizzato il mercato della soia transgenica negli Usa, “ha perduto la sua efficacia poiché le infestanti sviluppano tolleranza a questo prodotto chimico”. Esattamente quello che già accadeva con i potenti erbicidi chimici, e proprio come era stato pronosticato dagli studiosi non legati alle grandi lobby sementiere.

Ma, attenzione, il prodotto concorrente, la semente di soia transgenica Enlist E3, prodotto da DowDupont (altro gigante chimico-agricolo-medicale, nato nel 2016 con una fusione da 130 miliardi di dollari tra Dupont e Dow Chemical), non è da meno, quanto a impatto ambientale: essa infatti, si combina perfettamente non solo con il glifosate, come fa il RoundUp Ready di Monsanto, ma anche con il glufosinate ed il 2,4-D (D sta per diclorofenossiacetico).

Le multinazionali agroindustriali non trovano argini

DowDupont era rimasta in fiduciosa attesa della decisione cinese di ammettere la soia Enlist E3: una pazienza davvero ben ripagata, se pensate che la Cina compra ben il 60% dell’esportazione americana di soia, per un valore di 12 miliardi di dollari.

La guerra tariffaria avviata dal presidente Trump contro la Cina, con i conseguenti dazi imposti da quest’ultima in luglio alle importazioni fra l’altro proprio della soia statunitense, rischiava di chiudere agli agricoltori americani l’enorme mercato cinese. Il timore era quindi che il governo cinese utilizzasse i rischi legati alla diffusione di sementi Ogm come barriera contro l’importazione di soia americana: un pericolo che pare si sia completamente dissolto, con un chiaro messaggio molto amichevole alle grandi multinazionali agroindustriali.

Michael Underhill, fondatore e capo della sezione investimenti di Capital Innovations, una delle finanziarie che investono in DowDuPont, commenta liricamente le nuove prospettive che si aprono per la società, in termini di giganteschi ordini che essa si aspetta dopo l’autorizzazione cinese: «Quando penso alle dimensioni di un affare del genere, penso alla canzone dei Led Zeppelin When the Levee Breaks [“Quando l’argine si rompe”]», aggiungendo «La competizione diventerà feroce. Spinge tutti ad affilare i coltelli e ad alzare la posta in gioco».

Gli agricoltori nella guerra degli erbicidi totali

In questa guerra così spietata, Bayer non è restata con le mani in mano, soprattutto dopo avere speso l’anno scorso ben 63 miliardi di dollari per comprare Monsanto: ha sviluppato nuove versioni dei suoi semi di soia ingegnerizzati, chiamate Xtend e Dicamba, che dovrebbero cavarsela meglio con il controllo delle infestanti.

Ma nemmeno qui sembra che le cose siano filate tanto lisce: infatti diversi agricoltori americani hanno fatto causa alla multinazionale per il fatto che, una volta irrorati nei loro campi, i due nuovi prodotti hanno danneggiato seriamente le colture vicine di frutta ed ortaggi, che non tollerano le sue componenti chimiche!

Anche se DowDupont assicura che il suo Enlist E3 non ha problemi di contaminazione sulle colture vicine, gli agricoltori statunitensi, prima di passare da Monsanto a Bayer, dovranno vederci chiaro, anche se le prospettive di assicurarsi il mercato cinese saranno loro presentate come la mecca del futuro.

I risultati globali della lotta per il profitto

Così, dopo oltre venti anni di poderosa espansione mondiale delle colture ingegnerizzate, ci accorgiamo di essere tornati al punto di partenza: nessuna biotecnologia ha saputo risolvere il problema delle infestanti specializzate, tipico effetto di un’agricoltura che si base sulla monocoltura e sull’uso massiccio di input chimici e, da ultimo, di tecnologie geniche.

Nel frattempo, ricerche realizzate in Europa stanno dimostrando la persistenza nel tempo dell’inquinamento ambientale causato dai pesticidi, coi rischi conseguenti per le falde acquifere, gli animali, la salute umana.

Ma né DowDupont, coi suoi 62 miliardi di dollari di fatturato ed il suo utile netto di oltre 1 miliardo di dollari; né Bayer coi suoi 35 miliardi di dollari di fatturato ed il suo utile netto di oltre 7 miliardi di dollari, possono preoccuparsi di inezie come la nostra terra ed il futuro degli uomini che la abitano.

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