Mobilitazione parziale della Russia: l’annuncio di Putin

Per completezza di informazione, vista l’importanza di quest’ultimo sviluppo del conflitto russo-ucraino, e visto anche il fatto che i media italiani fanno evidentemente fatica a pubblicare fonti fondamentali per la futura ricostruzione storica di quanto sta drammaticamente accadendo in Europa, riportiamo qui di seguito il testo integrale della comunicazione che il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, ha dato ieri, 21 settembre, al Paese.

Come già noto, Putin, nel corso di questo intervento, ha annunciato la mobilitazione parziale delle forze armate russe, per ora limitata ai riservisti, quindi a personale con pregressa esperienza militare. Ha inoltre confermato il sostegno della Russia ai referendum che si terranno tra il 23 ed il 25 settembre nel Donbass, dai quali potrebbe derivare l’annessione di questi territori alla Russia: il che significherebbe, sul piano strettamente giuridico, che eventuali attacchi contro questi territori diventano attacchi diretti alla Federazione Russa — un fatto dalle conseguenze potenzialmente gravissime.

Il nostro intento, nel dare voce a colui che l’Occidente considera l’arcinemico, è di colmare vuoti di informazione, in modo che il lettore possa fare le sue considerazioni e formarsi una propria opinione.

Il testo che pubblichiamo è la traduzione dal testo inglese del discorso, così come riportato dal sito ufficiale della Federazione Russa.

 

Messaggio di Vladimir Putin, presidente della Federazione Russa

21 settembre 2022

Il tema di questo discorso è la situazione nel Donbass e l’andamento dell’operazione militare speciale per liberarlo dal regime neonazista che ha preso il potere in Ucraina nel 2014, come risultato di un colpo di Stato armato.

Oggi mi rivolgo a voi a tutti i cittadini del nostro Paese, a persone di diverse generazioni, età ed etnie, al popolo della nostra grande Madrepatria, a tutti coloro che sono uniti dalla grande Russia storica, ai soldati, agli ufficiali e ai volontari che combattono in prima linea e compiono il loro dovere di combattenti, ai nostri fratelli e sorelle nelle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, nelle regioni di Kherson e Zaporozhye e in altre aree che sono state liberate dal regime neo-nazista.

La questione riguarda le misure necessarie e imperative per proteggere la sovranità, la sicurezza e l’integrità territoriale della Russia, e sostenere il desiderio e la volontà dei nostri compatrioti di scegliere il loro futuro in modo indipendente; riguarda anche la politica aggressiva di alcune élite occidentali, che stanno facendo del loro meglio per conservare il loro dominio, e con questo obiettivo stanno cercando di bloccare e sopprimere qualsiasi centro di sviluppo sovrano e indipendente, per continuare ad imporre aggressivamente la loro volontà ed i loro pseudo-valori su altri Paesi e nazioni.

L’obiettivo di questa parte dell’Occidente è indebolire, dividere e infine distruggere il nostro Paese. Dicono apertamente che nel 1991 sono riusciti a dividere l’Unione Sovietica e che ora è il momento di fare lo stesso con la Russia, che deve essere divisa in numerose regioni in lotta mortale tra loro.

Hanno ideato questi piani molto tempo fa. Hanno incoraggiato gruppi di terroristi internazionali nel Caucaso e hanno collocato le infrastrutture offensive della NATO vicino ai nostri confini. Hanno usato la russofobia indiscriminata come arma, anche alimentando l’odio per la Russia per decenni, soprattutto in Ucraina, che era stata progettata per diventare una testa di ponte contro la Russia. Hanno trasformato il popolo ucraino in carne da macello e lo hanno spinto ad una guerra con la Russia, scatenata nel 2014. Hanno usato l’esercito contro i civili ed hanno organizzato genocidio, blocco e terrore contro coloro che si rifiutavano di riconoscere il governo creato in Ucraina come risultato di un colpo di Stato.

Dopo che il regime di Kiev si è pubblicamente rifiutato di risolvere pacificamente la questione del Donbass ed è arrivato ad annunciare la sua ambizione di possedere armi nucleari, è diventato chiaro che una nuova offensiva nel Donbass (ce ne sono state due in precedenza) era inevitabile, e che sarebbe stata inevitabilmente seguita da un attacco alla Crimea russa, cioè alla Russia.

A questo proposito, la decisione di iniziare un’operazione militare preventiva era necessaria ed era l’unica opzione. L’obiettivo principale di questa operazione, che è quello di liberare l’intero Donbass, rimane inalterato.

La Repubblica Popolare di Lugansk è stata liberata quasi completamente dai neonazisti. I combattimenti nella Repubblica Popolare di Donetsk continuano. Nel corso degli otto anni precedenti, il regime di occupazione di Kiev ha creato una linea profondamente articolata di difese permanenti. Per questo motivo, le nostre unità e le forze delle repubbliche del Donbass stanno agendo con competenza e sistematicità, utilizzando equipaggiamenti militari e salvando vite umane, procedendo passo passo per liberare il Donbass, epurare città e paesi dai neo-nazisti, e aiutare le persone che il regime di Kiev ha trasformato in ostaggi e scudi umani.

Come sapete, i militari professionisti che prestano servizio sotto contratto partecipano all’operazione militare speciale. Al loro fianco combattono unità di volontari – persone di etnie, professioni ed età diverse, veri e propri patrioti. Hanno risposto all’appello dei loro cuori di levarsi in difesa della Russia e del Donbass.

A questo proposito, ho già dato istruzioni al Governo e al Ministero della Difesa di determinare lo status giuridico dei volontari e del personale delle unità militari delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk. Lo status deve essere uguale a quello dei militari professionisti dell’esercito russo, compresi i benefici materiali, medici e sociali. Particolare attenzione deve essere prestata all’organizzazione delle forniture di equipaggiamento militare e di altro tipo per le unità volontarie e le milizie popolari del Donbass.

Mentre agiscono per raggiungere gli obiettivi principali della difesa del Donbass, in conformità con i piani e le decisioni del Ministero della Difesa e dello Stato Maggiore, le nostre truppe hanno liberato aree considerevoli nelle regioni di Kherson e Zaporozhye, e in diverse altre zone. Ciò ha creato una linea di contatto prolungata, lunga oltre 1.000 chilometri.

Questo è ciò che vorrei rendere pubblico per la prima volta oggi: dopo l’inizio dell’operazione militare speciale, in particolare dopo i colloqui di Istanbul, i rappresentanti di Kiev hanno risposto in modo piuttosto positivo alle nostre proposte. Queste proposte riguardavano soprattutto la garanzia della sicurezza e degli interessi della Russia. Ma una soluzione pacifica ovviamente non piaceva all’Occidente, ed è per questo che, dopo aver coordinato alcuni compromessi, a Kiev è stato ordinato di mandare all’aria tutti questi accordi.

L’Ucraina è stata rifornita di ulteriori armi. Il regime di Kiev ha messo in campo nuovi gruppi di mercenari e nazionalisti stranieri, unità militari addestrate secondo gli standard della NATO, che ricevono ordini dai consiglieri occidentali.

Allo stesso tempo, il regime di rappresaglie contro i propri cittadini, istituito in tutta l’Ucraina subito dopo il colpo di stato armato del 2014, è stato duramente intensificato. La politica di intimidazione, terrore e violenza sta assumendo forme sempre più massicce, orribili e barbare.

Voglio sottolineare quanto segue.

Sappiamo che la maggioranza delle persone che vivono nei territori liberati dai neonazisti, cioè principalmente nelle terre storiche della Novorossiya, non vogliono vivere sotto il giogo del regime neonazista. Gli abitanti delle regioni di Zaporozhye e Kherson, di Lugansk e Donetsk hanno visto e vedono ora le atrocità perpetrate dai neonazisti nelle aree occupate dalla regione di Kharkov. I discendenti dei Banderisti e dei membri delle spedizioni punitive naziste uccidono, torturano, imprigionano le persone, regolano i conti, picchiano e commettono oltraggi su civili pacifici.

Nelle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk e nelle regioni di Zaporozhye e Kherson vivevano oltre 7,5 milioni di persone prima dello scoppio delle ostilità. Molti di loro sono stati costretti a diventare rifugiati e a lasciare le loro case. Coloro che sono rimasti – circa cinque milioni – sono ora esposti agli attacchi di artiglieria e ai missili lanciati dai militanti neonazisti, che sparano contro ospedali e scuole e mettono in atto attacchi terroristici contro civili pacifici.

Non possiamo, non abbiamo il diritto morale di lasciare che nostri parenti ed affini vengano fatti a pezzi da questi macellai; non possiamo far altro che rispondere al loro sincero tentativo di decidere autonomamente il proprio destino.

I parlamenti delle repubbliche popolari del Donbass e le amministrazioni militari e civili delle regioni di Kherson e Zaporozhye hanno adottato la decisione di indire un referendum sul futuro dei loro territori ed hanno fatto appello alla Russia affinché li sostenga.

Vorrei sottolineare che faremo tutto il necessario per creare condizioni sicure per questi referendum, in modo che i cittadini possano esprimere la loro volontà. E sosterremo la scelta del futuro fatta dalla maggioranza delle persone nelle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk e nelle regioni di Zaporozhye e Kherson.

Amici,

oggi le nostre forze armate, come ho detto, stanno combattendo su una linea di contatto lunga oltre 1.000 chilometri, combattendo non solo contro le unità neonaziste, ma in realtà contro la macchina militare dell’intero Occidente.

In questa situazione, ritengo necessario prendere la seguente decisione, che è pienamente adeguata alle minacce che stiamo affrontando. Più precisamente, ritengo necessario sostenere la proposta del Ministero della Difesa e dello Stato Maggiore sulla mobilitazione parziale nella Federazione Russa per difendere la nostra Madrepatria e la sua sovranità ed integrità territoriale, e per garantire la sicurezza del nostro popolo e delle popolazioni dei territori liberati.

Come ho detto, stiamo parlando di una mobilitazione parziale. In altre parole, saranno richiamati solo i riservisti militari, in primo luogo coloro che hanno prestato servizio nelle forze armate e sono in possesso di specifiche specialità professionali militari e della relativa esperienza.

Prima di essere inviati alle loro unità, i richiamati in servizio attivo saranno sottoposti a un addestramento militare aggiuntivo obbligatorio, basato sull’esperienza dell’operazione militare speciale.

Ho già firmato l’ordine esecutivo sulla mobilitazione parziale.

In conformità con la legislazione, le Camere dell’Assemblea Federale – il Consiglio della Federazione e la Duma di Stato – riceveranno oggi stesso una notifica ufficiale per iscritto.

La mobilitazione inizierà oggi, 21 settembre. Ho dato istruzioni ai capi delle regioni di fornire la necessaria assistenza al lavoro degli uffici di reclutamento militare.

Vorrei sottolineare che i cittadini russi richiamati in base all’ordine di mobilitazione avranno lo status, i pagamenti e tutti i benefici sociali del personale militare in servizio a contratto.

Inoltre, l’Ordine esecutivo sulla mobilitazione parziale prevede anche misure aggiuntive per l’adempimento dell’ordine di difesa dello Stato. I dirigenti delle imprese dell’industria della difesa saranno direttamente responsabili del raggiungimento degli obiettivi di aumento della produzione di armi ed equipaggiamenti militari e dell’utilizzo di strutture produttive aggiuntive a questo scopo. Allo stesso tempo, il Governo deve affrontare senza indugio tutti gli aspetti del sostegno materiale, delle risorse e delle finanze alle nostre imprese della difesa.

Amici,

L’Occidente si è spinto troppo oltre nella sua politica aggressiva contro la Russia, minacciando senza sosta il nostro Paese ed il nostro popolo. Alcuni politici occidentali irresponsabili non si limitano a parlare dei loro piani per organizzare la consegna di armi offensive a lungo raggio all’Ucraina, che potrebbero essere utilizzate per colpire la Crimea e altre regioni russe.

Tali attacchi terroristici, anche con l’uso di armi occidentali, sono in corso nelle zone di confine nelle regioni di Belgorod e Kursk. La NATO sta conducendo ricognizioni nelle regioni meridionali della Russia in tempo reale e con l’uso di sistemi moderni, aerei, navi, satelliti e droni strategici.

Washington, Londra e Bruxelles incoraggiano apertamente Kiev a spostare le ostilità sul nostro territorio. Dicono apertamente che la Russia deve essere sconfitta sul campo di battaglia con qualsiasi mezzo, e successivamente privata della sovranità politica, economica, culturale e di qualsiasi altro tipo e saccheggiata.

Hanno persino fatto ricorso al ricatto nucleare. Mi riferisco non solo al bombardamento, incoraggiato dall’Occidente, della centrale nucleare di Zaporozhye, che rappresenta una minaccia di disastro nucleare, ma anche alle dichiarazioni di alcuni alti rappresentanti dei principali Paesi della NATO sulla possibilità e l’ammissibilità di usare armi di distruzione di massa – armi nucleari – contro la Russia.

Vorrei ricordare a chi fa queste affermazioni sulla Russia che anche il nostro Paese dispone di diversi tipi di armi, alcune delle quali sono più moderne di quelle in dotazione ai Paesi della NATO. In caso di minaccia all’integrità territoriale del nostro Paese e per difendere la Russia e il nostro popolo, faremo certamente uso di tutti i sistemi d’arma a nostra disposizione. Non si tratta di un bluff.

I cittadini russi possono stare tranquilli: l’integrità territoriale della nostra Madrepatria, la nostra indipendenza e la nostra libertà saranno difese – ripeto – con tutti i sistemi a nostra disposizione. Coloro che stanno usando il ricatto nucleare contro di noi dovrebbero sapere che il vento può girare.

È nostra tradizione storica e destino della nostra nazione fermare coloro che desiderano il dominio globale e minacciano di dividere e schiavizzare la nostra Madrepatria. Siate certi che lo faremo anche questa volta.

Ho fiducia nel vostro sostegno.

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