Russia e Ucraina: in morte di un negoziatore

Non più tardi di ieri pomeriggio, scrivevamo proprio qui su clarissa.it:
«Lo scopo di Stati Uniti e Nato è quello di far fallire i colloqui tra Ucraina e Russia, evitando che essi trovino, sia pure in un’evidente disparità di forze, un accordo. Vedremo nei prossimi giorni se questo è vero o no».

Immediata conferma in una cupa vicenda: l’uccisione, da parte a quanto pare di una componente dei servizi segreti ucraini, del negoziatore ucraino Denis Kireev, che aveva appena partecipato, presente in una foto, agli incontri Russia-Ucraina, lo scorso 29 febbraio.

Le spy story sembrano spesso più complicate di quello che sono. Questa volta risulta tutto abbastanza chiaro, drammaticamente chiaro. Mentre il governo Zelensky ha presentato questa uccisione come l’esecuzione di un traditore, in quanto spia a favore dei Russi, il ministero della difesa ucraino lo presenta come un eroe, insieme ad altri caduti nel corso di una “operazione speciale”.

Cosa succede allora in Ucraina?

Esattamente quello di cui parlavamo appena ieri. Kireev, infatti, è un personaggio di rilievo del mondo economico-finanziario, da tempo molto vicino ad un personaggio chiave dell’Ucraina prima della “rivoluzione” del 2014, Andryi Petrovych Klyuyev. Questi, insieme al fratello, proviene dagli influenti ambienti del Paese, radicati  per lo più nelle aree orientali vicine alla Russia, legati agli interessi dell’industria pesante (energia, carbone, acciaio, industrie militari), che avevano acquisito un potere importante nel Paese, fino alla caduta del premier Viktor Yanukovitch.

Questi aveva sì cercato di mantenere rapporti di buon vicinato con la Russia, ma non era affatto un filo-russo. La strategia del ponte, da lui proclamata nel settembre 2013, che abbiamo analizzato nel nostro Ucraina fra Russia e Occidente, mirava chiaramente ad una bilanciata politica trilaterale fra Ucraina, Russia ed Unione Europea.

Un tipo di strategia che gli Stati Uniti non hanno mai accettato, e che è quindi, come abbiamo dimostrato nel libro, la vera ragione della caduta di Yanukovitch nel 2014. Le stesse motivazioni per le quali, durante la Guerra Fredda, non era possibile, ad un Paese inserito in una delle aree sotto controllo delle due grandi potenze, imboccare derive neutraliste o terzaforziste.

La strategia del ponte, che rientrava del resto perfettamente negli interessi anche personali di questi personaggi, abituati a guadagnare massicciamente dallo sfruttamento privato di risorse pubbliche, un elemento che accomuna un po’ tutta la vita politica est-europea (e non solo…), è stata cancellata nel 2014 – altro che costruzione della democrazia in Ucraina!

Klyuyev cade quindi insieme a Yanukovich, nel 2014: da allora spingendosi a quel punto probabilmente maggiormente verso la Russia. Per questa ragione, non a caso, le sue imponenti attività economico-finanziarie, che hanno consentito anche a lui ed al fratello di costituirsi una grande fortuna personale anche in Occidente, saranno sottoposte alle sanzioni da parte dei Paesi occidentali: dalla Svizzera, al Lussemburgo, agli Stati Uniti.

Se Denis Kireev è un uomo vicino a Klyuyev; se Klyuyev è, come è stato, anche un personaggio chiave ai vertici del sistema di sicurezza ucraino ai tempi di Yanukovitch (dal 2012 al 2014 è stato segretario del Consiglio Nazionale ucraino di Difesa e Sicurezza…), il senso della presenza di Kireev ai negoziati con la Russia è fin troppo chiaro. Kireev garantiva nei confronti della Russia da parte ucraina la conduzione di questo difficile e pericoloso, come vediamo, dialogo.

La sua eliminazione fisica (secondo alcune fonti avvenuta per strada, secondo altre dopo un suo arresto), dimostra che vi sono forze potenti che cercano di ostacolare, anche coi mezzi più estremi (un tempo i negoziatori erano sacri agli dei…), il dialogo fra i due Paesi fratelli.

La contrapposizione fra il comunicato del governo ucraino e quello degli ambienti militari può far ipotizzare una frattura fra chi spera ancora, o è ancora obbligato, ad invocare l’aiuto occidentale (Zelensky?) e chi, operando sul campo, ritiene inevitabile la sconfitta, e non crede più nell’aiuto occidentale: e per questo, magari, è andato a ripescare personaggi che Mosca ritiene affidabili come garanti, nella speranza di arrivare in tempi rapidi ad un accordo.

Non crediamo quindi che Kireev sia stato ucciso perché traditore. È vittima semplicemente di un difficilissimo percorso per arrivare ad una pace che forse troppi non vogliono, o non la vogliono adesso.

Di sicuro è un’altra vittima di questa guerra, ben più sporca della lotta fra male e bene che i media occidentali vorrebbero farci credere sia.

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