Contestazioni e green-pass

La contestazione, al termine della recente manifestazione contro il green pass, a Matteo Ricci sotto casa sua è da condannare senza alcun dubbio. Non perché un politico non possa essere contestato anche duramente, ma perché la cosa ha colpito la famiglia del sindaco, figli minori compresi.

Le famiglie e le abitazioni private devono essere lasciate fuori dalla lotta politica, senza se e senza ma. Dunque, piena solidarietà a Ricci e ai suoi famigliari da parte mia, che, per cinque anni, sono stato il suo vice-presidente in Provincia.

Questa contestazione ha danneggiato moltissimo anche la causa di coloro che sono contrari all’introduzione del lasciapassare sanitario. Infatti, diverse centinaia di cittadini avevano manifestato in Piazzale della Libertà in modo molto civile e composto. Al termine, alcuni stolti e provocatori hanno rovinato tutto.

L’epocale vicenda delle misure restrittive imposte dal marzo 2020, in seguito all’avvento del Covid, hanno provocato dibattito e contestazioni in tutto il mondo. E non poteva che essere così, visto l’impatto che quel che è accaduto ha provocato nelle vite di tutti noi.

Di fronte a questa spaccatura, chi ha responsabilità politiche importanti deve evitare di demonizzare una parte. Dico questo perché da un anno e mezzo ho sentito troppe volte Matteo Ricci pronunciare parole forti e veri e propri diktat contro quella parte di popolazione che non la pensa come lui. I suoi interventi televisivi sono spesso infarciti di parole dispregiative come “negazionisti”, “no mask” e “no vax”. Lui è il sindaco anche di quei pesaresi che la pensano diversamente ed ha il dovere di rispettarli.

Tranne qualche eccezione, io non conosco persone che arrivano a negare l’esistenza del Covid, né che rifiutano i vaccini in quanto tali. Ho avuto invece la possibilità di ascoltare le ragioni di una fetta importante di nostri concittadini che si sentono disorientati e dubbiosi su quanto sta accadendo.

Di fronte a questi dubbi, o anche a delle sincere contrarietà, un leader politico deve rassicurare e non condannare. Compito di uno statista o anche di un semplice sindaco, è quello di unire, trovare una sintesi tra le diverse sensibilità e non dividere fra buoni e cattivi. Pena il contribuire a creare un clima infame e pericoloso.

Quei cittadini che si mostrano restii a farsi il vaccino sono, per la stragrande maggioranza, in buona fede. In particolare, temono per l’obbligo strisciante verso i propri figli minori. Gli allarmismi e le tante retromarce su Astrazeneca, ad esempio, non se le sono inventate loro. Così come le contraddizioni sulla contagiosità o meno dei vaccinati. Tante cose in questa vicenda non sono ancora chiare. Il fatto che questi vaccini siano ancora in fase sperimentale deve indurre chi ha responsabilità di governo alla prudenza.

Occorre rassicurare e non condannare o discriminare. Soprattutto, il dibattito e le contestazioni sul “Green Pass” sono da seguire con rispetto senza atteggiamenti da capo ultrà. Ormai anche filosofi di grande livello, politicamente vicini a Ricci, come Massimo Cacciari e Giorgio Agamben avvertono sui pericoli di una certa deriva.

In Francia le contestazioni sono ben più dure che da noi. Il grande filoso liberale Gaspard Koenig, ad esempio, ha espresso tutte le sue perplessità su una misura, il Green Pass, che “mina lo stato di diritto”.

Stiamo tutti vivendo, ciascuno a suo modo, un dramma epocale e senza voler entrare nel merito delle ragioni e dei torti, invito entrambe le parti a rispettarsi e a non insultarsi a vicenda.

A cominciare dal primo cittadino di Pesaro.

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