La scienza si fa partito

Clarissa ha taciuto per disinteressata passione per la buona informazione, che ci caratterizza da sempre, ma è forse giunto il momento di spendere qualche parola su come il mondo scientifico si sta rivelando agli occhi degli Italiani, nella Patria di Giordano Bruno e di Galileo Galilei.

Scienza moderna e dogmi

La scienza moderna è nata sulla base di due impulsi fondamentali: quello del «provando e riprovando», per cui nel mondo naturale che ci circonda non vi sono dogmi o verità rivelate, ma la sua conoscenza è frutto di ipotesi, talvolta nate del tutto casualmente (dal pendolo alla mela di Newton…), sulla base di potenti intuizioni, frutto di lunga intensa osservazione e riflessione – a volte funzionano, a volte no, bisogna saper scegliere e sviluppare l’intuizione che funziona, non l’altra; secondo punto, assai spesso dimenticato, il fatto cioè che è assai maggiore ciò che non conosciamo rispetto a quello che conosciamo, per cui l’ignoto, gli infiniti mondi, l’oggi ancora invisibile, esiste e sempre esisterà, contiguo alle certezze, legato al limite raggiunto in quel dato momento dalla conoscenza umana.

Questi due presupposti, che hanno nobilitato la civiltà occidentale, distinguendola nel percorso della conoscenza umana, sembrano dimenticati.

Fondamentale ragione ne è il crescente potere, che la scienza, sostituendosi in gran parte alla religione, ha assunto nelle nostre società.

All’uomo disincantato, le certezze di cui ha bisogno vengono oggi dalla tecnologia, che lo rassicura ogni mattino fintantoché lo strumento si accende quando deve accendersi; e dalla scienza, che sembra avere risposte pronte per tutto, dal mal di testa di stasera ai buchi neri.

Scienza al potere

Solo che, proprio come accaduto alla religione, è con il potere che cominciano i guai.

Perché chi ha potere ha bisogno di giustificarlo, e dunque qualsiasi ipotesi che contrasti con la propria auto-giustificazione, diviene pericolosa e sospetta: basti vedere ciò che accade con le medicine cosiddette alternative da parte della cosiddetta “scienza ufficiale”.

Cosa non è infatti la “scienza ufficiale” se non quella che ha il potere di stabilire la verità in quel dato momento storico?

Eppure, chi ha più di cinquant’anni ha visto cadere il mito di tanti medicinali, di tante terapie, di tanti protocolli – è bastato qualche serio o terribile incidente perché improvvisamente quello che era “ufficiale” fino a un minuto prima immediatamente finisse buttato nelle cantine della scienza.

E stiamo parlando di scienza medica: perché basterebbe riprendere seriamente la storia del nucleare per arrivare ben presto a dubitare della “scienza ufficiale”, dato che anche l’energia atomica nasce dall’inquietante sposalizio tra scienza e potere, prima, e fra scienza ed economia, poi.

Come sempre, chi raggiunge un potere, non ha più intenzione di percorrere strade nuove, è, appunto, “arrivato”, e lì vuole restare quanto più a lungo possibile: il potere sembra dare basi indistruttibili all’essere umano, e spesso queste basi diventano anche, almeno oggi, denaro, successo, visibilità mediatica.

Chi mai riuscirebbe a rinunciarci, ritornando all’umiltà di quei tanti cercatori sconosciuti o poco conosciuti che hanno costruito la scienza?

Basta approfondire il caso dell’evoluzionismo, dove Charles Darwin trionfa, un Alfred Russel Wallace risulta ancora oggi quasi sconosciuto, pur essendo forse il primo ad averne intuito i concetti base: solo che Wallace, a differenza di Darwin, pensava che l’evoluzione umana fosse qualcosa di diverso da quella del resto della natura, per le peculiari caratteristiche dell’essere umano rispetto agli altri regni naturali. Ben pochi parlano di Wallace, oggi.

I partiti della scienza

Dunque una scienza è arrivata al potere: e forse la drammatica esperienza della pandemia ci cade addosso per farci aprire gli occhi su questo. In Italia ce li stanno davvero aprendo.

Basta leggere un bell’articolo dell’agenzia Agi per avere la controprova di come vive la scienza italiana il suo potere, con il furibondo scontro fra scienziati di destra e di sinistra, che si fronteggiano da mesi insultandosi senza mezzi termini, tirando da una parte o dall’altra le cifre dei contagi, facendo predizioni in un senso o nell’opposto, organizzando convegni e contro-convegni.

E, dietro a loro, la gente litiga sui social, tempesta amici parenti e conoscenti su Whatsapp, perché ovviamente tutti noi siamo bravissimi a rifischiare questa o quella teoria scientifica, pur non avendo la benché minima cognizione in materia.

Ma, attenti! Quando questo avviene, ecco subito uniti gli scienziati al potere per scagliarsi sul malcapitato senza giusta laurea che si permette di fare magari un banalissimo ragionamento di buon senso su questo o su quello. Guai! Scherziamo? Lui non è abilitato a parlare! Solo loro esperti sono abilitati a litigare, tutto il resto è fake news.

Zitti e muti, gente, ma come vi permettete!?

La politicizzazione, la partiticizzazione della scienza è dunque il risultato inevitabile della pandemia.

Perché, proprio come la politica nel Novecento diventò affare di massa, con conseguenze ben note, grazie alla pandemia di oggi la medicina sta diventando una questione di massa, e sappiamo come si deve ragionare con le masse: guai alla crescita delle coscienze, guai se qualcuno comincia a pensare, magari controcorrente, state lì chiusi, oppure aperti, quando lo diciamo noi, perché noi soli siamo in grado di capire cosa sta succedendo.

Fidatevi, e non rompete le scatole.

A noi cosa resta?

Stiamo buoni, dunque, lasciamoli litigare i nostri scienziati al potere, lasciamo che si facciano una loro destra e una loro sinistra, e magari anche un centro.

Tanto noi non ci capiamo nulla, anche se poi tocca a tutti noi sperimentare sulla propria pelle gli effetti delle decisioni della coabitazione di scienziati e governi nelle stanze dei bottoni, dato che i politici si affidano a loro perché non hanno altri possibili punti di riferimento.

Opporsi alla scienza ufficiale, lo stiamo vedendo, è molto più difficile che opporsi a qualsiasi tipo di regime totalitario, per le ragioni che abbiamo detto. Con la pandemia stiamo dunque assistendo alla formazione di un’oligarchia della verità scientifica che finora non ha precedenti nella storia. Lasciamoli lavorare, quindi, hanno in mano le sorti del pianeta, non li distraiamo.

A noi restano (per fortuna) tante domande: se questa potente oligarchia davvero conosce tutto quello che bisogna fare, perché ancora ci sono pandemie come questa? Non ci sta per caso sfuggendo qualcosa?

Perché non riusciamo, nonostante investimenti enormi, a risolvere il mistero del cancro? Non ci sta per caso sfuggendo qualcosa?

Come mai, ben nutriti e curati come siamo, assistiamo alla crescita esponenziale di disturbi psichichi nei giovanissimi? Non ci sta per caso sfuggendo qualcosa?

Questi scienziati al potere, mentre litigano ferocemente, si accorgono di quanto accade intorno a loro? Hanno ancora l’umiltà del ricercatore, l’umano dovere del dubbio, la divina grazia dell’intuizione?

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