Colao Meravigliao

I non giovanissimi ricorderanno l’adagio che andava di moda in un lontano periodo televisivo di qualche decennio fa. Almeno qualcuno sorrideva. Il Piano Colao fa ridere anch’esso, ma in ben altro modo.

Il nostro è un invito al nostro inclito pubblico a prendersi un pomeriggio libero, stendersi comodi comodi in poltrona, dopo aver stampato il testo integrale del piano, e provare a leggerlo tutto d’un fiato: se riuscite ad arrivare a un terzo, complimenti!

È composto di una serie di schede tipo quelle con cui si presenta un attrezzo per giardinaggio. Ognuna di esse, quaranta cinquanta righe in tutto, è concepita per risolvere uno dei problemi vitali della nostra Repubblica – niente meno! Tutto diviso in belle sezioni, ognuna con il suo bello slogan, come è normale per chi vendeva telefonini:

Imprese e lavoro – motore dell’economia; Infrastrutture e ambiente- volano del rilancio; Turismo, arte e cultura – brand del Paese; Pa – alleata di cittadini e imprese; Istruzione, ricerca e competenze – fattori chiave per lo sviluppo; Individui e famiglia – in una società più inclusiva ed equa.

Una breve polemica sul Giornale ci dice che qualcuna di questa schede sarebbe stata addirittura copiata di sana pianta da qualche pubblicazione universitaria. Ma cosa volete che sia! Colpa sicuro della fretta di quei poveri sherpa che Colao & C. hanno messo all’opera: dal suo ufficio dirigenziale di Verizon di Londra, un manager di livello come lui, mica ha tempo per queste inezie. Lui appartiene all’élite manageriale mondializzata, come il settanta per cento di quelli che il nostro governo ha prescelto come consulenti per il futuro del Paese: dell’Italia, alla fine, che gliene importa?

Dalle loro belle cattedre lautamente retribuite, passerelle per entrare nei board di qualche multinazionale, con stipendi centinaia di volte più alti di quelli dei normali lavoratori, per questi padroni del mondo tutto si risolve con il ricorso alla tecnologia, nel novanta per cento delle pagine che leggerete: vi consiglio in particolare quella sugli investimenti, dove è tutto un fiorire di sigle che sono certamente chiarissime per l’uomo della strada: UTP (unlike-to-pay = questo non ti pagherà mai…), OICR, PIR (per esercizio, provate a scioglierle da soli…).

Ad un certo punto abbiamo smesso di leggere. Sapete perché? Perché la stessa mattina avevamo sentito alla radio che l’80% delle leggi sbandierate dal governo attuale, così come dei precedenti, attendono i regolamenti di applicazione: vale a dire, ci sono, ma nessuno le sta mettendo in atto.

E perché? Prima di tutto perché i partiti possono ancora rimetterci le mani; e i vari dirigenti minesteriali sono ben contenti di aspettare a fare i regolamenti applicativi, perché qualcosa può sempre cambiare fino all’ultimo.

Capite? Significa che l’Italiano oggi è preso in mezzo fra i giochi di potere dei partiti e il formalismo delle alte dirigenze pubbliche, che ci pensano bene prima di prendersi una qualsiasi responsabilità operativa, nonostante i cospicui stipendi che gli arrivano sul conto corrente, in modo rigorosamente telematico come chiede Colao, per carità!

Ma non basta: dopo i regolamenti di applicazione, arrivano le circolari esplicative, perché la realtà ci va stretta in quelle norme e in quei regolamenti. Certo, quando le leggi sono pensate per essere sbandierate, non applicate, proprio come Colao Meravigliao ha fatto con il suo piano: è tutto marketing.

Volete un esempio?

Presto fatto: leggetevi subito la Circolare numero 73 del 17-06-2020 dell’INPS sulla questione del bonus baby sitter. Lo so, è proprio una cattiveria la nostra: vi sfido a capirci qualcosa, anche, diciamo, dopo la quinta o la sesta lettura. Posso immaginare una signora madre, che magari non è una giurista, e magari nemmeno troppo scolarizzata.

Beh, ma c’è l’URP (trovate anche questa siglia) dell’INPS per rispondere, certo, direte voi. Sapete l’URP che fa? A vostra richiesta di chiarimento, vi manda una bella mail dove scrive (testuale):

«Consulti la Circ. 73 del 17 giugno 2020 al punto 3, lo spazio non è sufficiente per riportare la normativa completa 3».

Mica ve lo spiegano quello che voi non capite, e che loro dovrebbero conoscere a menadito. Perché sono cattivi? Ma no, poverini, perché non l’hanno capita nemmeno loro! E certo hanno paura di fare a chi sta sopra di loro la sola, fatidica, fondamentale domanda:

«Ma che diavolo vuol dire ‘sta roba?»

Caro Colao Meravigliao, e con te lo stuolo di mega consulenti globali che ti porti dietro, dove vivete? Smettere di fare piani a tavolino e venite a fare un giro nelle nostre città, nelle nostre scuole, nelle piccole aziende, nelle campagne, a vedere come gli Italiani cercano di venire fuori da questa emergenza.

Questo Stato è preda dei partiti da oltre settant’anni; questo è lo Stato in cui l’amministrazione pubblica non solo utilizza la “burocrazia difensiva” citata dal megapiano Colao Meravigliao, ma soprattutto ha assimilato da decenni la mentalità pilatesca di chi non si prende responsabilità, perché è una classe di privilegiati grand commis priva del minimo spirito di servizio.

Ma lo spirito di servizio è una cosa che si coltiva solo con l’amore e la dedizione alla Patria – cose scomparse da un pezzo dai libri di scuola.

Uno Stato che per anni ha sempre penosamente giustificato la propria perdita di sovranità nazionale (se ne veda l’esito nella situazione della Libia…), ha alimentato la contrapposizione civile come strumento di conservazione del potere (si veda quanto oggi accade nella magistratura…), è vissuto di compromissioni e do-ut-des coi poteri forti (la mafia e non solo: si veda l’inchiesta sull’uccisione del giudice Borsellino), ha la grave responsabilità di avere cancellato dalla coscienza degli Italiani il senso della comunità nazionale.

A questo Stato è rimasto solo quello che Mazzini chiamava “orgoglio di casta”, cancellando dalla nostra cultura civile ciò che lo stesso Mazzini, in pagine tutte da rileggere, definiva «cooperazione fraterna verso un intento comune».

È la sola spiegazione plausibile, in finale, del fatto che gli Italiani continuino a sottostare passivamente a questo stato di cose, pure dopo quanto recentemente accaduto, continuando a votare questo o quel partito, senza porsi il problema del sistema in atto.

Tutto questo sta benissimo alle menti deformate dei tecnocrati mondializzati che reggono le sorti del mondo attuale credendo che tutto si possa risolvere premendo bottoni e cablando il mondo: dimenticano che la storia non preme bottoni, macina secoli.

Quando si distrugge la coscienza morale di una comunità nazionale, come scientemente avvenuto in Italia, con la penosa scusa dell’antifascismo per esempio, altro che un Colao Meravigliao ci vuole per ridare dignità, libertà e vita al nostro Paese…

 

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