Le aziende agrochimiche nascondono i dati sui pesticidi neurotossici

Secondo una ricerca svedese, su 35 studi condotti tra il 1993 e il 2015 e presentati all’agenzia europea per la protezione dell’ambiente, nove non sono stati condivisi con le autorità dell’Unione Europea.

Nella UE, infatti, la valutazione della sicurezza dei pesticidi e di altri prodotti fitosanitari si basa in larga misura su studi di tossicità commissionati dalle stesse aziende agrochimiche che li producono. Per legge, tutti gli studi effettuati devono essere inclusi nel dossier presentato alle autorità al momento della richiesta di approvazione o rinnovo della sostanza attiva.

Due ricercatori svedesi hanno indagato se gli studi per un tipo di tossicità, la neurotossicità nella fase dello sviluppo (developmental neurotoxicity – DNT), presentati dalle aziende agrochimiche all’Agenzia per la protezione dell’ambiente (EPA) degli Stati Uniti, fossero stati divulgati anche alle autorità dell’UE.

I risultati suggeriscono che la valutazione della sicurezza dei pesticidi nell’UE è ostacolata dalle aziende, che nascondono i dati di tossicità.

Lo studio Non-disclosure of developmental neurotoxicity studies obstructs the safety assessment of pesticides in the European Union (“La mancata divulgazione degli studi sulla neurotossicità nella fase dello sviluppo ostacola la valutazione della sicurezza dei pesticidi nell’Unione Europea”) è stato pubblicato sulla rivista scientifica Environmental Health dai professori Axel Mie e Christina Rudén, del Dipartimento di Scienze ambientali dell’Università di Stoccolma.

«È scandaloso e incredibile che una buona parte di questi studi non arrivi alle autorità come richiesto dalla legge» ha dichiarato il coautore dello studio, Axel Mie.

Neurotossicità nella fase dello sviluppo

Alcuni pesticidi neonicotinoidi possono avere effetti sul sistema nervoso umano fin dalle primissime fasi di vita, a partire dal feto.

L’effetto tossico si manifesta in particolare sullo sviluppo dei neuroni e delle strutture cerebrali associate a funzioni critiche, come l’apprendimento e la memoria.

Alcuni di questi insetticidi vengono utilizzati su una serie di colture molto diffuse e di consumo frequente, tra cui pomodori, fragole, patate e melanzane.

Un confronto sulla trasparenza dei dati

La nuova ricerca è la prima valutazione sistematica relativa alla mancata divulgazione di dati sugli effetti negativi di questo tipo di prodotti, largamente utilizzati in agricoltura per la cosiddetta “difesa delle colture”, nella quale da decenni si ricorre a prodotti di sintesi chimica, che costituiscono un mercato vastissimo e molto profittevole per le multinazionali agrochimiche.

I ricercatori svedesi hanno confrontato 35 studi sulla DNT presentati all’EPA statunitense con i corrispondenti dossier UE disponibili. Di questi, 9 studi sulla DNT (il 26%) non sono stati divulgati dall’azienda produttrice del pesticida alle autorità europee. In 7 di questi studi, nascosti agli organismi di controllo europei, i ricercatori hanno identificato un impatto reale o potenziale nei confronti della normativa sulla valutazione del rischio.

Risultati omessi

Gli studi omessi alle autorità europee sono stati condotti su ratti gravidi, verificando se la prole di quelli esposti ai composti soffrisse di problemi di sviluppo. Il rallentamento dell’aumento di peso, il ritardo nella maturazione sessuale e il deterioramento dell’attività motoria sono stati tra gli effetti collaterali riportati nella prole adulta degli studi.

Sebbene gli studi sui ratti non siano direttamente applicabili agli esseri umani, l’obiettivo della ricerca sulla DNT è quello di proteggere le persone dalle sostanze chimiche che potrebbero influenzare la loro capacità di attenzione, la concentrazione, la coordinazione, l’apprendimento, la memoria e il quoziente di intelligenza: funzioni fondamentali per una vita efficiente.

Come proteggerci?

Le conclusioni a cui giungono i ricercatori svedesi sono che:

  • la mancata divulgazione degli studi DNT alle autorità dell’UE, nonostante i chiari requisiti di legge, sembra essere un fenomeno ricorrente;
  • la mancata divulgazione può introdurre una distorsione nella normativa sulla valutazione del rischio;
  • senza il pieno accesso a tutti gli studi di tossicità effettuati, non può esserci una valutazione affidabile della sicurezza dei pesticidi da parte delle autorità dell’UE.

I ricercatori propongono, infine, che le norme che regolano la valutazione del rischio dovrebbero essere riviste per garantire che la mancata divulgazione degli studi di tossicità comporti un rischio legale significativo per le aziende produttrici di pesticidi.

In Europa, il potere di sanzionare le aziende che omettono illegalmente di divulgare gli studi di tossicità spetta alle autorità di regolamentazione nazionali. Ma finora non è stata comminata alcuna sanzione a nessuna azienda produttrice di pesticidi.

La coautrice dello studio, Christina Ruden, ha aggiunto che «L’azione più importante in assoluto è togliere ai produttori la responsabilità di testare le sostanze chimiche e rimetterla, invece, alle autorità».

«Si tratta di proteggere il cervello dei nostri figli» ha aggiunto.

Le aziende che hanno condotto la maggior parte degli studi di tossicità non comunicati alle autorità europee, citate nello studio, hanno dichiarato di aver rispettato tutti i requisiti normativi, perché non esiste un obbligo generale di eseguire studi di neurotossicità dello sviluppo (DNT) da includere nei dossier di valutazione del rischio.

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