Il 25 Aprile del 2022

Un fatto certo è che il conflitto fra Russia e Ucraina sta producendo degli effetti singolari all’interno del mondo occidentale. A noi tocca occuparci dell’Italia, e da un punto di vista che, ne siamo consapevoli, può comportare qualche rischio rispetto all’odierno politically correct. Toccare il tema del 25 aprile è infatti questione assai delicata: perché questa festa nazionale simboleggia, lo sappiamo tutti, i fondamenti storici dell’attuale sistema politico italiano – la Resistenza, la Liberazione.

Il fatto è che in queste settimane la guerra ucraina ha scombussolato tutte le vecchie linee divisorie e messo in disordine le antiche etichette, quelle che ci portiamo dietro da settantasette anni. Ha messo in luce le contraddizioni di chi ancora si aggrappa alle ideologie.

La Repubblica Italiana sta sostenendo a spada tratta un’Ucraina le cui truppe più convinte si fregiano di emblemi nazisteggianti, e combattono un nemico che presentano come la reincarnazione del comunismo sovietico, con i suoi campi di concentramento, i suoi massacri di contadini ucraini, le migliaia, forse le centinaia di migliaia, di morti per fame.

Gli ex-comunisti nostrani si trovano allora costretti a sostenere proprio questi qua, e li devono pure presentare come degli eroi: perché l’attacco di Putin, descritto dall’Occidente come un folle autrocrate, li santifica ogni giorno su media come eroi. Eppure era la vecchia Unione Sovietica della Grande Guerra Patriottica stalinista a dettare la linea alle varie brigate partigiane, le più dure della Resistenza, quelle per cui il Partito Comunista Italiano si è presa per decenni la fetta più grossa dei meriti anti-fascisti nel nostro Paese.

Certo, l’Unione Sovietica aveva favorito non poco lo scoppio della Seconda guerra mondiale, con quel curioso patto Ribbentrop-Molotov, che aveva permesso l’attacco tedesco alla Polonia e coperto le spalle a Hitler almeno per tutto il 1940.

Ma poi, è vero, l’Unione Sovietica si era alleata a quelli buoni, agli Anglosassoni, e alla fine, quindi, si era trovata dalla parte giusta, quella antifascista – proprio quello con cui Putin giustifica oggi la lotta nel Donbass: per chi non lo sapesse, infatti, lo stato  maggiore russo sta pubblicando documenti del 1943-44 che riguardano gli ucraini che hanno collaborato coi tedeschi: pensate un po’ che intreccio!

Come la mettiamo poi con questa Repubblica Italiana, che ripudia la guerra, ma che ora sta decidendo di mandare armi all’Ucraina, che sta aumentando la propria spesa militare, che ha suoi aerei schierati sui confini della Russia? È pur vero che il fu-comunista D’Alema aveva già fatto bombardare dai nostri Tornado la Serbia ex-titoista, ma ora addirittura mandare armi ai banderisti, con i loro ambigui rapporti con i nazisti! (Chi sa che Stepan Bandera in realtà era stato anche arrestato dai tedeschi, e due sue fratelli erano finiti nei loro campi di concentramento? Le contraddizioni non mancavano neanche allora…, ma tocca studiarsele!)

Eppoi la Nato: come la mettiamo con questa Nato? Per decenni certe fette esagitate della sinistra italica hanno sfilato per chilometri contro la Nato. Ma poi, ecco la conversione atlantica del Pci, a partire dal révirement della buonanima di Berlinguer, che accettato in pieno la Nato. Ma, si dirà, allora era una Nato difensivista: magari faceva fare qualche strage qua e là per tenere sotto controllo l’Italia, però mateneva in equilibrio un’Europa divisa in blocchi, non era arrivata come oggi fino ai confini della Russia, non stava armando fino ai denti un’ex repubblica della Russia …

Per fortuna c’è un Mattarella a capo dello Stato. Per poter far scorrere liscio liscio questo benedetto 25 aprile 2022 ha un colpo di genio. La colpa è dell’imperialismo, dice: ma certo, come non averci pensato prima? Siamo tutti d’accordo: nessuno oggi al mondo difende l’imperialismo, non c’è bisogno di essere dei Lenin per questo.

Ma il guaio è che, a ben vedere, la nostra Resistenza alla fine a chi ha consentito di dominare in Italia? Agli Inglesi e agli Americani. Certo che Inglesi e Americani di imperialismo qualcosa ne hanno masticato nel mondo: ancora oggi non sono tornati così vergini in materia, dato che controllano, certo non più gli imperi del Rule Britannia, ma certi enormi imperi finanziari mondiali, multinazionali, telecomunicazioni, materie prime, basi militari, ovunque.

E poi, chi quel 25 aprile ’45 sfilava per le strade di Milano anche con le bandiere rosse non era stato sostenuto dai soldi americani arrivati, attraverso la Svizzera, dai ben forniti conti dell’OSS a Berna? E per chi avesse preferito che a vincere fossero stati i sovietici, non li avrebbe visti arrivare fino a metà Europa, per restarci quarant’anni e passa, con qualche intervento militare qua e là (Ungheria, Cecoslovacchia)? Tutto sommato anche Mattarella non ha avuto una così gran trovata…

La vera festa della Liberazione non sarebbe allora di buttare a mare le vecchie etichette?

Perché certo ci vuole del coraggio a parlare di Putin come di un comunista o degli Ucraini come di neonazisti, così come ci vuole del coraggio a pensare che i Dem italiani di oggi siano gli eredi del bieco comunismo sovietico, marxista-leninista, stalinista – o che la Meloni, che si sbraccia a dire che la destra italiana è stata sempre filoatlantica, come erede del fascismo!

La colla di tutte queste etichette si è seccata (e ci ha seccato), bisognerebbe lasciarle cadere, perché la storia, volenti o nolenti, va avanti per strade tutte sue, che però facciamo noi tutti insieme.

Ma l’etichetta dell’antifascismo è fondamentale, tanto che la usano tutti contro tutti, oramai. Non possiamo buttarla via, quella almeno assolutamente no.

Il perché ce lo dice addirittura un Mimmo Franzinelli che in questo 2022 così imprevedibile ha scritto persino un libro per sostenere che non è vero che il fascismo è finito il 25 aprile 1945. Il libro ancora non lo abbiamo letto, e forse non lo leggeremo. Ma capiamo benissimo il nostro Franzinelli, e siamo sicuri che, nonostante il suo poco sforzo, venderà pure bene.

Se infatti in questo 2022 venisse pure fuori invece che il fascismo, quello vero, è veramente finito nel 1945, cosa ce ne faremmo più del 25 Aprile?

Se un giorno improvvisamente non si potesse più continuare ad usare quell’immortale etichetta multiuso, se l’antifascismo dovesse finire in soffitta, cosa celebreremmo il prossimo 25 Aprile?

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