Congo. Il costo umano di un cellulare

La zona di Shabunda è ricca di minerali come il coltan (columbite-tantalite) e la cassiterite, materie prime fondamentali per l’industria elettronica. Oggi però molti cominciano a chiedersi quale sia il costo umano di un telefono cellulare.
Dal 2006 a Shabunda sono stati registrati ben 2.883 stupri, perpetrati principalmente dai soldati dell’esercito nazionale e dai ribelli. Queste cifre ufficiali sono soltanto la punta dell’iceberg, considerando che in queste zone la maggior parte dei crimini di natura sessuale non viene neanche denunciata. Molte donne, oltre alla violenza sessuale, hanno riportato danni fisici permanenti.
E’ ancora più inquietante pensare che questi dati si limitano a Shabunda, che è solo uno degli otto territori che costituiscono la provincia del Kivu meridionale ed un piccolo puntino nell’immensa Repubblica del Congo.
"Gli abusi sessuali aumentano durante i periodi di battaglia," spiega Papy Bwalinga Kashama, attivista per i diritti umani a Shabunda, "ed il motivo per cui esercito e ribelli si combattono è il controllo delle miniere." In tutto questo, i civili vengono presi nel mezzo.
Nell’area mineraria di Nyabembe, dall’erba alta spuntano macchinari arrugginiti che risalgono agli anni ’70, quando questa zona era sfruttata dalle compagnie minerarie. Dopo la guerra civile e le prolungate schermaglie con le milizie ribelli, le imprese abbandonarono il territorio ed il controllo delle operazioni passò a piccoli minatori privati. Ora queste persone sono perseguitate dall’esercito regolare e dai ribelli, che esigono una percentuale della loro produzione. Quando i militari non ottengono ciò che vogliono, invadono i villaggi e terrorizzano la popolazione locale, saccheggiando, uccidendo e stuprando.
Durante la recente visita del segretario di Stato americano Hillary Clinton, si è sottolineata la necessità di portare i militari fuori dalle miniere e ristabilire il controllo dello Stato, ma solo una forte volontà politica può permettere un tale cambiamento.
Una commercializzazione del settore minerario non andrebbe a risolvere magicamente tutti i problemi, ma potrebbe rappresentare un buon inizio, sempre che le attività delle imprese siano controllate seriamente. Da molto tempo si parla di un sistema di certificazione per minerali come il coltan e la cassiterite, per favorire lo sviluppo di una produzione che non alimenti la violenza dei gruppi armati.
Tuttavia, questo processo ha bisogno anche della collaborazione dei paesi confinanti con il Congo, che spesso sono i punti di transito dei traffici illegali. Il Burundi, il Ruanda e l’Uganda sono stati accusati di ricavare profitti dalle miniere congolesi, approfittando dell’instabilità del paese.
Il governo ora sembra aperto agli investimenti stranieri nel settore minerario, progettando di usare i ricavi delle tasse sulle compagnie per la ricostruzione di un paese da tempo in rovina. Sarà difficile far passare il messaggio ad una popolazione disillusa, che dalle immense risorse minerarie non ha mai ricavato benefici, ma solo guerra. L’operazione potrebbe comunque essere un primo passo verso una maggiore trasparenza del settore minerario in Congo, e magari potrebbe rendere un po’ più "pulita" almeno una parte degli 1,8 miliardi di telefoni cellulari diffusi nel mondo.
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