L’Egitto nella spirale della violenza

In Egitto è in vertiginoso aumento il numero di condanne a morte: se ne contano ben 230 dall’inizio dell’anno, 50 solo nell’ultima settimana. La pena capitale è stata applicata soprattutto contro gli accusati di omicidio, ed ha colpito anche alcuni protagonisti di recenti scontri nella regione del Delta, originati da dispute territoriali.
Secondo Azza Quraim, professoressa di scienze sociali al Cairo, "il ricorso alla pena di morte non è una novità in Egitto, ma il numero di sentenze capitali emesse nelle ultime settimane è senza precedenti." Nel paese nordafricano, novanta diversi crimini possono portare all’esecuzione, tra i quali l’omicidio premeditato, lo stupro, i reati di droga e anche i crimini politici, come il tentativo di rovesciare il governo con la forza.
Alcuni analisti attribuiscono questo picco nelle condanne ad una recente ondata di violenza. "Negli ultimi mesi ed anni sono notevolmente aumentati i crimini di natura violenta", afferma la signora Quraim. "La violenza estrema, quasi sconosciuta nella società egiziana di qualche tempo fa, sembra stia diventando un modello di comportamento."
L’ascesa del crimine è stata probabilmente favorita dalle difficili condizioni economiche del paese. Infatti in Egitto, dove circa la metà della popolazione vive sotto la soglia di povertà, la crisi economica ha aggravato ulteriormente la situazione e ingrossato i ranghi dei disoccupati. "Per il cittadino medio non ci sono mai stati così pochi posti di lavoro disponibili, il che ha portato alla diffusione di un senso di sfiducia e disperazione. E, da un punto di vista psicologico, il legame tra sentimento di disperazione e comportamento violento è ben noto e ampiamente documentato," afferma Alaa Eddin Al-Kifafi, professore di psicologia all’Università del Cairo. "Sembra che, attraverso questo aumento di condanne a morte, lo stato intenda usare la mano pesante, per dissuadere i cittadini dal commettere violenze."
L’analisi di Azza Quraim si concentra più sulla struttura sociale e giuridica del paese: "In Egitto esiste un enorme squilibrio tra la piccola elite benestante e lo sconfinato numero di poveri. Perciò la causa principale dell’aumento dei crimini è da ricercarsi nel senso di ingiustizia che si è diffuso tra il popolo, oltre che nell’altissimo tasso di disoccupazione. Inoltre, l’esagerata lentezza del sistema legale egiziano, unita alla frequente non attuazione dei verdetti, ha fatto perdere la fiducia nel potere giudiziario; così la gente comincia a prendersi con la forza ciò che, a sua detta, le spetta di diritto.
Ma secondo Quraim, il frettoloso ricorso alla pena capitale è una soluzione sbagliata e socialmente distruttiva. "Emettendo sentenze severe, come le condanne a morte, le autorità giudiziare hanno iniziato a praticare la loro violenza contro la società. Invece, il governo dovrebbe affrontare il problema assicurando giustizia e sicurezza a tutti, e preparando leggi che proteggano tutta la popolazione, non solo le elites politiche e commerciali."
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