Avvicendamento al comando KFOR in Kosovo

A fine agosto il generale Giuseppe Valotto lascerà il comando della Kosovo Force (KFOR) della Nato, la forza internazionale entrata in azione il 12 giugno 1999 in Kosovo, dopo la conclusione della campagna contro la Serbia, con compiti di peace enforcement (qualcosa come “costrizione alla pace”), sotto mandato delle Nazioni Unite in applicazione della risoluzione del Consiglio di Sicurezza n. 1244.
Il generale Valotto era stato nominato a capo del contingente il 1° settembre del 2005, quale decimo comandante della KFOR, succedendo al generale Yves de Kermabon. Con Valotto, l’Italia si è trovata al comando della KFOR per tre volte dall’inizio dell’operazione. In precedenza, le funzioni sono state svolte da Carlo Cabigiosu (ottobre 2000-aprile 2001) e da Fabio Mini (ottobre 2002-ottobre 2003).
La forza della Missione è di circa 36.000 uomini suddivisi fra le seguenti nazioni: Argentina Austria, Belgio, Bulgaria, Canada, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Islanda, Irlanda, Olanda, Norvegia, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia, Spagna, Sezia, Turchia, Ucraina, Regno Unito e Stati Uniti d’America. I contingenti sono attualmente organizzati in 5 Multi National Task Forces (MNTF) dislocate per area geografica e comandate da un Generale di brigata. Il contingente italiano autorizzato a partecipare alla missione è di 2.305 unità.
Per comprendere le preoccupazioni nell’area, basta pensare allo scenario ipotizzato per la più recente esercitazione della KFOR, svoltasi nel settore di competenza statunitense (MNTF East), alla quale hanno partecipato anche le truppe italiane, denominata Balkan Hawk V, svoltasi dall’11 al 13 luglio scorso: nel truppe americane, italiane, greche e armene sono state trasportate via elicottero da Camp Bondsteel a Camp Rigas Fereos simulando la risposta ad una violenta dimostrazione di piazza. Scopo dell’esercitazione era quella di “testare l’interoperabilità, sostenibilità e capacità di queste unità e di mettere a punto la propria capacità di dislocamento rapido su chiamata”. Sono state effettuate anche esercitazioni di protezione delle frontiere e delle minoranze etniche locali, così come di evacuazione di civili.

 

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