In una recente intervista di Stefano Chiarini al ministro dell’informazione siriano Mohsen Bilal pubblicata su “Il Manifesto” del 23 agosto vengono espresse chiare preoccupazioni circa la situazione in Libano e la sua evoluzione futura.
Si esprime un giudizio negativo sulla risoluzione ONU 1701.
Secondo Mohsen Bilal l’intervento dell’ONU ha manifestamente esautorato ogni potere di legittima sovranità dello stato libanese sui propri territori.
Solamente il Libano deve, secondo il ministro siriano, decidere come proteggere la sua popolazione ed i suoi territori.
Prosegue inoltre affermando, che la risoluzione ONU 1701 è manifestamente rivolta a favore di Israele che, con la scusa di bloccare presunti rifornimenti di armi alla resistenza, si riserva di perseverare in attacchi sul suolo libanese e (addirittura) siriano.
Di fronte a queste e ad altre riflessioni, sembra di poter concludere che la forza di interposizione ONU più che tutelare la popolazione legittimi la presenza armata di truppe israeliane in territorio libanese.
Sarebbe interessante conoscere i reali motivi per i quali il nostro paese stia brigando al fine di partecipare, in prima fila, alla costituzione di questa forza internazionale di “volenterosi”.
Una forza che si proietterà in uno dei contesti sociali, politici e diplomatici più difficili al mondo.
L’assenza degli Stati Uniti viene ritenuta da alcuni come la possibilità da parte dell’Europa di svolgere, finalmente, un ruolo primario in un contesto internazionale.
Senza intenti dietrologici, la decisione degli USA appare come una opportuna scelta tattica per far togliere da altri le patate bollenti, conservando la piena capacità d’intervento a qualsiasi livello grazie al rapporto privilegiato con Israele ed alla sua indiscutibile leadership militare e diplomatica.