In Iran si va verso la guerra?
«Il problema è la diversa percezione tra Israele e gli Usa sul tempo a disposizione per un intervento militare: noi americani possiamo aspettare più a lungo, per vedere se le sanzioni funzionano. Invece la finestra entro cui un intervento israeliano potrà essere efficace si chiuderà molto prima, probabilmente intorno a ottobre. Dunque gli israeliani hanno più fretta, e per evitare la guerra bisogna ottenere risultati prima. I colloqui avvenuti finora non hanno dato frutti perché servivano a posizionare le parti. Ora vediamo come andrà la prossima tornata, prevista alla vigilia dell’entrata in vigore delle nuove sanzioni, il primo luglio, che metteranno davvero Teheran in difficoltà. La chiave, da parte americana, è parlare con gli iraniani, offrire loro una via d’uscita per salvare la faccia, ma essere molto chiari sul fatto che non accetteremo mai l’atomica. Gli stessi arabi, a partire dal governo saudita, non sono disponibili al contenimento. Ma per avere successo dobbiamo imporre un ultimatum, in privato: gli iraniani devono sapere che, valicata quella linea, scatterà l’intervento, se non ci saranno risultati al tavolo dei negoziati».
Tratto da: Paolo Mastrolilli, "Le quattro mosse per fare cadere il raiss di Damasco", La Stampa, 4 giugno 2012, pag. 21