I militari Usa scelgono il Pacifico

Nonostante la mordente crisi economica internazionale che ha costretto gli Usa a programmare tagli rilevanti alla sua spesa militare, che resta per altro la maggiore al mondo con oltre 700 miliardi di dollari, il ministro della difesa Leon E. Panetta ha tracciato un vasto programma di riarmo statunitense per l’area dell’Oceano Pacifico, nel corso di un convegno organizzato a Singapore dall’International Institute for Strategic Studies di Londra, uno dei più importanti think-tank di analisi militari.
Panetta ha dichiarato che la marina Usa porterà ad un rapporto di 60 a 50 il suo schieramento nel Pacifico rispetto a quello in Atlantico, dal precedente 50-50: questo spiegamento rafforzato comprenderà sei portaerei da attacco, l’introduzione di nuovi armamenti come il caccia-bombardiere di quinta generazione conosciuto come Joint Strike Fighter, la nuova classe di sottomarini d’attacco potenziati Virginia in grado di operare a grandi profondità, nuovi strumenti elettronici e munizionamento ad alta precisione.
Nel quadro di questi nuovi sviluppi, gli Usa, presenti a Singapore ai massimi livelli dell’establishment militare con il comandante il capo dello stato maggiore unificato Usa gen. Martin E. Dempsey, l’ammiraglio Samuel J. Locklear, che dirige il Pacific Command e il vice-segretario di stato alla Difesa, William J. Burns.
Gli Stati Uniti richiedono ai loro alleati un aumento dell’impegno nella collaborazione militare, che si dovrebbe sostanziare in esercitazioni congiunte sempre più allargate ed in un maggior numero di visite delle unità navali Usa.
Panetta ha spiegato questa decisione con il fatto che, proprio scondo lo IISS quest’anno la spesa militare dei Paesi asiatici ha per la prima volta superato quella in Europa: "Non sbagliamoci, le forze armate degli Stati Uniti stanno riequilibrando, in modo fermo, deliberato e sostenibile, questa regione per loro vitale, potenziando le proprie capacità", ha dichiarato.
Non ci sono dubbi sul fatto che gli Usa rispondano in tal modo alla strategia militare cinese definita "anti-accesso, blocco di area" (anti-access, area-denial) dagli esperti militari. Alla conferenza di Singapore, i cinesi erano rappresentati a livelli molto bassi, forse a causa delle lotte di potere in corso nel Paese. Con i suoi 90 miliardi di dollari, la Cina è ora la seconda al mondo per capacità di spesa militare, ma questa costituisce il 5,5 dell’intero totale mondiale, rispetto al 45,7 per cento degli Usa.
Per gli altri Paesi asiatici, tuttavia, il messaggio di Panetta non sempre è piaciuto: "Quello che ci disturba è il fatto di dover scegliere, cosa che a noi non piace. Il Pacifico è sufficientemente vasto da lasciare spazio non solo alla Cina ed agli Stati Uniti, ma anche alle potenze emergenti", ha dichiarato il ministro degli esteri dell’Indonesia, Marty Natalegawa.
Print Friendly, PDF & Email