Scontro di poteri in Russia?

Una bufera si abbatte sul sindaco di Mosca, Yuri Luzhkov. I quattro principali quotidiani russi stanno portando avanti una campagna stampa feroce contro il primo cittadino della capitale. I primi stracci erano volati quando nel pieno della crisi degli incendi che hanno martoriato il paese questa estate, Luzhkov si trovava in vacanza sulle montagne austriache, ben lontano dalla cappa di fumo e smog che attanagliava Mosca.
Da quel momento non c’è stata tregua. Dalla corruzione negli apparati pubblici si è passati ai livelli di inquinamento della città, fino ad approdare alle imputazioni che riguardano la moglie di Luzhkov, Elena Baturina, chiacchierata per essere diventata, nel giro di pochi anni, la donna più ricca di Russia grazie al business del settore edilizio, evidentemente favorito, secondo le malelingue, dalle sue entrature politiche.
Sindaco di Mosca dal 1992, finora molto stimato dalla popolazione per le sue politiche sociali ed autorevolezza, Luzhkov è storicamente considerato un fedelissimo di Putin e un architrave della nomenklatura politica russa. Molti analisti si chiedono, pertanto, se questi attacchi mediatici celino manovre segrete e scontri di potere. Tre le ipotesi.
Luzhkov sarebbe entrato in contrasto con il presidente Medvedev. La campagna sarebbe quindi orchestrata da quest’ultimo come una sorta di anticipo delle elezioni presidenziali previste nel 2012, e che, secondo alcune voci, potrebbero vedere contrapposti Putin e lo stesso Medvedev. I fautori di questa lettura ritengono quindi la vicenda attuale come il segnale di una convivenza che si sta facendo sempre più ingombrante. Medvedev cerca di consolidare le sue posizioni di potere e da quando è entrato in carica ha sostituito gran parte dei governatori del paese. Se la manovra riuscisse anche con Luzhkov sarebbe un grande colpo a suo favore.
Secondo altri, invece, la situazione non sarebbe specchio di una guerra intestina quanto piuttosto il tentativo da parte dei poteri centrali di disciplinare i governatori ed i funzionari periferici troppo indipendenti. Luzhkov sarebbe dunque un simbolo: la pubblica fustigazione di uno dei burocrati più potenti servirebbe da monito per tutti gli altri.
Infine c’è chi ritiene che le motivazioni siano estremamente prosaiche. In ballo ci sarebbe una montagna di denaro, ovvero il 70% dei fondi pubblici destinati al paese e che gravitano attorno a Mosca ed ai suoi funzionari. Screditare Luzhkov potrebbe significare per altri mettere le mani su una fetta più grande della torta.

Riferimento: Il Foglio, 22 settembre 2010

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