Un guerrigliero per l’Uruguay?

L’Uruguay è una piccola nazione sudamericana con un livello di vita tra i migliori della regione e con forti legami con l’Europa, ed in particolare con l’Italia, vista la grande quantità di nostri connazionali e loro discendenti che la popolano.
Sotto il governo di centro sinistra di Tabarè Vasquez, l’Uruguay ha ottenuto buoni risultati ed anche la crisi economica internazionale si è fatta sentire meno che in altre nazioni tanto è vero che, dopo i primi tre mesi che hanno registrato una diminuzione della crescita di quasi il nove per cento, nel secondo e terzo trimestre è iniziata la risalita e, secondo le previsioni della banca centrale uruguaiana, il 2009 dovrebbe chiudersi con una crescita dello 0,8% con previsioni per il 2010 di ulteriore aumento fino all’1,2%.
Il 25 ottobre scorso si è svolto il primo turno elettorale delle elezioni presidenziali, dove il presidente uscente, per legge, non si è potuto ripresentare, ed anche questa è una notizia, vista la cattiva abitudine di molti capi di stato in carica di promuovere modifiche costituzionali per potersi ricandidare.
La prevista vittoria della coalizione di centro sinistra non è mancata, ma non così ampia da evitare il ricorso al ballottaggio, previsto per il prossimo 29 novembre.
Nel primo turno elettorale il candidato del "Frente amplio" Josè Mujica, di centro sinistra, ha ottenuto il 47,96% dei voti mentre quello del partito conservatore "Partido blanco" Luis Alberto Lacalle si è fermato a quota 29,07% che però potrà contare sull’appoggio del candidato del "Partido Colorado", Pedro Bordaberry, autore della migliore performance rispetto alle precedenti elezioni con una percentuale finale del 17,02%.
Sommando i voti ottenuti nella prima tornata elettorale ci si attende un testa a testa finale, con il candidato del Frente Amplio favorito dai sondaggi, anche se pesano le incognite del suo passato di guerrigliero che potrebbero renderlo un mito in certi settori della popolazione, ma non mancano i dubbi che parte della classe media, pur di centro sinistra, temendo che la sua amicizia con Hugo Chavez lo convinca a trasformare l’Uruguay in un altro paese da convertire al "Socialismo del duemila", dirottino i voti verso l’altro candidato.
Ma Mujica ha già dichiarato di ispirarsi al suo predecessore, promettendo anche un Uruguay che assomigli alla Finlandia e non al Venezuela.
Settantaquattro anni, quattordici anni dei quali trascorsi in prigione durante il regime che combatteva da guerrigliero tupamaro, fino all’amnistia del 1985 che lo ha rimesso in libertà al termine della dittatura appoggiata dalla Cia, Mujica è stato anche Presidente del Parlamento e ministro dell’agricoltura.
Il suo principale merito è di essersi conquistato la fiducia delle classi meno abbienti che lo considerano una persona coerente (non ha mai rinnegato il suo passato di combattente) ed onesta tanto da essere riuscito a portare a votare per il Frente Ampio anche quelle classi sociali che in passato si rivolgevamo a piccoli partiti di sinistra o addirittura non partecipavano alle elezioni.
Proprio l’onestà potrebbe essere la sua arma vincente, infatti, non è messa in discussione neanche dai suoi detrattori che provano ad accusarlo soltanto di scarsa competenza che avrebbe, a loro giudizio, dimostrato da ministro.

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