I cercatori di terra del Ghana

Nel Ghana settentrionale decine di agricoltori sarebbero stati costretti ad abbandonare i loro terreni dopo che una multinazionale li ha acquistati per la coltivazione della jatropha, una pianta da cui si ricava un olio non commestibile, utilizzato per produrre un ottimo carburante biodiesel.
La Biofuel Africa Ltd ha acquisito 23.700 ettari di terra che erano coltivati dagli abitanti di sette villaggi nel distretto ghanese di Tamale. "Un giorno ho trovato il mio terreno occupato da altre persone, dalle quali ho saputo che l’area era stata venduta. Da allora non potuto coltivare più niente," racconta Adam, un agricoltore di 50 anni.
Nel Ghana settentrionale, la maggior parte della terra appartiene ai capi locali, che la affittano agli agricoltori o la vendono ai migliori offerenti. "Noi agricoltori non siamo stati consultati prima della vendita," continua Adam, "e da quando ho perso il terreno io non ho ancora ricevuto un risarcimento. Alcuni miei compagni hanno trovato lavoro nella nuova piantagione di jatropha, ma molti altri ora soffrono la fame e non hanno una fonte di reddito. Io, insieme ad altri agricoltori, sono riuscito a raccogliere il denaro necessario per affittare un pezzo di terra a molti chilometri di distanza. E’ stato un periodo molto difficile per me e la mia famiglia."
Ma la versione della Biofuel Africa è diversa, come spiega il direttore generale Steinar Kolnes: "Noi non offriamo un risarcimento agli agricoltori, ma proponiamo due alternative: restare e portare avanti le loro coltivazioni oppure spostarsi in nuove terre più fertili, che noi stessi forniamo. Attraverso questo sistema, intendiamo trattare con i veri agricoltori ed evitare chi è solo in cerca di qualche soldo facile."
Secondo il Ministero dell’Agricoltura, più di 20 compagnie estere stanno acquistando terreni in Ghana per la produzione di biocarburanti. Queste multinazionali sostengono che il loro impatto sul settore agricolo ghanese è minimo, perché gran parte delle terre fertili del paese non è ancora coltivata; inoltre, gli investimenti stranieri creano nuovi posti di lavoro, che sono fondamentali per la popolazione, soprattutto durante la stagione secca.
In effetti, secondo dati del Ministero dell’Agricoltura, in Ghana soltanto il 16% dei terreni coltivabili viene sfruttato, nonostante il settore primario impieghi il 60% della popolazione. Le multinazionali sono attratte proprio dalla grande disponibilità di terreni, oltre che dalla loro qualità e da una legislazione abbastanza permissiva sulle operazioni di acquisto.
Tuttavia, secondo David Eli, presidente dell’associazione FoodSPAN, lo sfruttamento sempre più diffuso di terreni coltivabili per la produzione di biocarburanti potrebbe aggravare l’insicurezza alimentare del Ghana, che riguarda 1,2 milioni di abitanti: "Il nostro paese non produce abbastanza cibo per sfamare tutta la popolazione. Allora, se si dice che abbiamo terreni a sufficienza, perché non destinarli alla coltivazione di prodotti alimentari?"
Il sindacato degli agricoltori è sulla stessa lunghezza d’onda e sta monitorando lo sviluppo di una nuova legislazione su questi temi. In particolare, le nuove norme dovranno limitare la coltivazione di biocarburanti ad aree marginali; assicurarsi che gli agricoltori ricevano un risarcimento per la vendita dei loro terreni; dare la priorità alle coltivazioni di prodotti alimentari.

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