Chavez in Europa tra sfide e collaborazioni

Qualche giorno fa Hugo Chavez si era presentato al festival del cinema di Venezia accompagnato dal regista americano Oliver Stone, professando il suo cattolicesimo, il suo grande amore per l’Italia, e l’amicizia con il nostro premier. Aveva anche tenuto a sottolineare di "non essere il diavolo" come dipinto da qualcuno. L’accoglienza ricevuta, piuttosto calorosa, ha suscitato, come spesso accade, polemiche tra i suoi sostenitori ed i suoi oppositori.
Certamente Chavez è un personaggio controverso e molte delle sue decisioni sono molto discutibili e non sono in linea con il concetto tradizionale di democrazia.
Ci riferiamo ad esempio alla chiusura di una rete televisiva vicina all’opposizione (adducendo motivi amministrativi) o al referendum per permettere la sua rielezione indefinita che il presidente perse la prima volta e poi vinse, dopo averlo riproposto a distanza di un solo anno, e via di seguito.
Ma quante di quelle nazioni che si scandalizzano per questo hanno la coscienza a posto? Quanti attentati ai diritti umani e alla libertà di stampa si sono consumati nel nome dell’ordine e della lotta al terrorismo in alcune nazioni "democratiche"?
Ci sono poi le decisioni che possiamo definire quasi "folkloristiche" ma che fanno sempre rumore, come se fossero introdotte per voler restare sempre in primo piano. Le più recenti sono il bando al gioco del golf, ritenuto capitalista, il bando alle armi giocattolo ed ai videogiochi di guerra oppure la variazione del fuso orario di mezz’ora attuata un paio d’anni fa, e ci fermiamo qui per evitare pesanti elencazioni, ma si potrebbe andare avanti per parecchie righe.
Detto questo, sicuramente Chavez, oltre ad importanti interventi in materia di politica sociale a favore dei più poveri, ha l’indubbio merito di aver trasformato il Venezuela in uno stato guida di una parte dell’America Latina, di quei paesi che hanno voluto rompere la sudditanza politica nei confronti degli Stati Uniti.
In questo campo è significativa la recente polemica con la Colombia che ha autorizzato gli Usa ad installare sette basi militari nel suo territorio.
Le iniziative in politica estera sono state molteplici sia all’interno dell’Opec, sia per promuovere un rafforzamento dell’America Latina attraverso unioni commerciali e politiche (Alba, Unasur, Banco del Sur ecc) facendo leva soprattutto su quelle nazioni che hanno governi amici come Bolivia, Ecuador e Cuba, ma sfruttando anche la collaborazione di altri paesi che, pur mantenendo ottime relazioni con gli Usa, se ne sono distaccati da tempo, come il Brasile di Lula o l’Argentina dei Kirchner.
L’asse con l’Iran sembra una sorta di provocazione nei confronti degli Stati Uniti, come a voler dimostrare la propria indipendenza e rivendicare il ruolo di protagonista sulla scena mondiale.
Fino a qualche tempo fa la Spagna era considerata, per affinità linguistiche e culturali, la "porta dell’Europa" per l’America Latina, e ha svolto spesso opera di mediazione all’interno dell’Unione Europea a favore di alcune nazioni. Durante la visita in Spagna di questi giorni, Chavez ha voluto annunciare la fine di questa sorta di "neocolonialismo" rivendicando la sua facoltà di stabilire relazioni bilaterali dirette.
A nostro avviso questo è il principale merito di Chavez, quello cioè di aver ottenuto per il suo paese il ruolo di protagonista sulla scena internazionale e di guida per l’America latina (o perlomeno per una parte di essa) pur non disconoscendo alcune sue esagerazioni che, in alcuni casi, potrebbero trasformarsi in pericolosi boomerang.
Sempre durante la visita in Spagna, Chavez ha annunciato la scoperta di uno dei più grandi giacimenti di gas del mondo che sarà dato in gestione ad un consorzio formato dalla spagnola Repsol e dall’italiana Eni, entrambe al 50%. E’ importante segnalare come finalmente anche il nostro paese cominci a stringere accordi con il Venezuela, una nazione dove la comunità italiana è molto presente ma che da anni si sente trascurata.
Sarebbero auspicabili maggiori interventi per favorire le imprese italiane che volessero operare in Venezuela e promuovere un aumento degli scambi culturali per favorire anche l’eventuale desiderio di tornare in Italia da parte dei figli degli emigrati.

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