Darfur: una via africana per la pace?

La crisi del Darfur potrebbe risolversi grazie ad una commissione per la verità e la riconciliazione in stile sudafricano ed a tribunali speciali che dovrebbero processare i presunti autori di crimini di guerra.
Questa, secondo un rapporto del Sudan Tribune, sarebbe l’intenzione del comitato istituito dall’Unione Africana proprio per porre fine all’instabilità nella regione sudanese; i suoi membri, guidati dall’ex presidente sudafricano Mbeki, spingerebbero per una gestione locale della giustizia come primo passo verso la risoluzione del conflitto. La proposta verrebbe a costituire una via di mezzo tra il processare membri del governo sudanese all’Aia ed il garantire loro la completa immunità.
La Corte Penale Internazionale ha emesso un mandato di cattura per il presidente Bashir e per altri due alti ufficiali, con l’accusa di crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Tuttavia l’Unione Africana, su grande pressione del nuovo presidente Gheddafi, ha recentemente deciso di non cooperare con la Corte. Secondo i rappresentanti del Botswana, il leader libico non ha permesso un dibattito approfondito sulla questione.
Per ora i ribelli del Darfur si sono opposti al nuovo possibile scenario, accusando Mbeki e la commissione di voler eludere la Corte dell’Aia. Ahmed Hussein , portavoce del Movimento per la Giustizia e l’Uguaglianza, ha dichiarato: "Ci opponiamo a qualsiasi tentativo di istituire corti o sedi di processi nel modo descritto dal Sudan Tribune; sarebbe solo una via d’uscita per Bashir. Solo la Corte Penale Internazionale può occuparsi del Darfur".
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