Honduras: isolamento internazionale dopo il golpe

Il segretario generale dell’ OEA (Organización de los Estados Americanos) aveva dato un ultimatum di 72 ore ai golpisti dell’Honduras per lasciare il potere. Scaduto il termine, José Miguel Insulza ha deciso di recarsi a Tegucigalpa per parlare con il neo presidente Micheletti per sottolineare l’isolamento internazionale in cui ha confinato il suo paese e per minacciare la sospensione dell’Honduras dall’OEA.
L’espulsione dall’organizzazione degli stati americani non è un semplice fatto formale, infatti potrebbe essere l’anticamera per la sospensione del credito internazionale e, per il terzo paese più povero della regione latino americana, potrebbe rappresentare davvero un problema che, come al solito, graverà sugli strati più poveri della popolazione.
Insulza ha negato la possibilità, non prevista dallo statuto, di un intervento dell’organizzazione per ristabilire il governo democraticamente eletto ed ha espresso preoccupazione che L’Honduras rappresenti un cattivo esempio di ritorno al passato dopo che, negli ultimi anni, i paesi latino americani si erano riappropriati della democrazia ed i golpe militari sembravano un cattivo ricordo degli anni settanta.
Intanto nell’Honduras continuano le manifestazioni di protesta di entrambe la fazioni e continuano gli scontri con numerosi feriti, per questo motivo Micheletti non vuole il ritorno in patria del deposto presidente Zelaya, temendo un aggravamento degli scontri.
La situazione appare abbastanza fluida, i golpisti non danno l’impressione di essere così forti da tener testa alle pressioni esterne e non è escluso che si possa arrivare ad un compromesso, sotto l’egida dell’OEA, con il rinvio delle elezioni che erano state la causa dell’inizio delle tensioni.

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