Honduras: colpo di stato preannunciato

La scorsa settimana il presidente dell’assemblea generale dell’Onu, Miguel D’Escoto, aveva denunciato e condannato un tentativo di colpo di stato che si stava attuando in Honduras, contro "il governo democraticamente eletto di Manuel Zelaya".
La Organización de Estados Americanos (OEA) aveva approvato una dichiarazione di pieno appoggio all’Honduras per rafforzare le istituzioni democratiche ed aveva annunciato l’invio di una commissione per analizzare la situazione e contribuire al dialogo.
Tanto tuonò che piovve, infatti, domenica mattina il presidente Zelaya è stato arrestato dall’esercito che è penetrato nella sua abitazione alle 5.30 del mattino, e lo ha espulso dall’Honduras.
Il Parlamento si è trovato così a dover eleggere, per alzata di mano ed ufficialmente per sostituire il presidente dimissionario, il successore nella persona di Roberto Micheletti, presidente del congresso, che resterà in carica fino al Gennaio 2010, termine del vecchio mandato presidenziale.
Tutto è nato quando il Presidente aveva annunciato la convocazione di una consultazione popolare per eleggere un’assemblea costituente che avrebbe dovuto riformare la costituzione, secondo i suoi oppositori anche e soprattutto per permettere la sua rielezione.
Ma la consultazione popolare è stata giudicata illegale dal Parlamento e dal Tribunale supremo elettorale ed anche l’esercito aveva espresso forti malumori sull’iniziativa del presidente tanto da decidere di sottoporlo ad inchiesta da una speciale commissione nominata dal congresso.
ll punto massimo della crisi istituzionale si era registrato quando Zelaya aveva destituito il capo di stato maggiore congiunto Vasquez, reo di non appoggiare la consultazione popolare, poi reintegrato dalla Corte Suprema de Justicia.
Ma Zelaya non intendeva rinunciare e, potendo contare su molti volontari, stava cercando di far in modo che le elezioni si potessero svolgere lo stesso, creando così forti tensioni con i gruppi di oppositori.
La situazione è ora ancora più caotica, migliaia di persone protestano nelle strade e la violenza aumenta sempre di più.
Stati Uniti e i paesi dell’Alba (Venezuela, Bolivia, Ecuador, Cuba, Nicaragua) della quale fa parte anche l’Honduras, per una volta sono concordi nel condannare il golpe e nel disconoscere il nuovo governo, intanto il presidente destituito ha annunciato dal Nicaragua il suo prossimo ritorno in patria per continuare la battaglia.

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