Perù: la grande protesta indigena

Lo scorso anno il governo di Alan Garcia aveva approvato una serie di leggi per incentivare l’investimento privato nelle zone del Perù ricche di gas e petrolio a discapito delle popolazioni indigene che le abitano e che vedono minacciate le loro proprietà.
Proprio la richiesta di deroga a queste disposizioni è stata la scintilla che, dallo scorso Aprile, ha fatto scendere in piazza gli indigeni per protestare contro la politica del governo.
Purtroppo le conseguenze hanno avuto, e stanno avendo, soprattutto negli ultimi giorni, delle conseguenze drammatiche con decine di morti sia tra i manifestanti che tra la polizia a seguito degli scontri.
Il Presidente Garcia ha accusato gli indios di aver provocato le forze dell’ordine ma la situazione, vista anche da osservatori neutrali, appare diversa.
Il modo di intervenire della polizia sembra essere una vera e propria azione di repressione voluta da un governo fortemente liberista e filoamericano che, pur di commercializzare le risorse naturali del paese, pare disposto a passare sopra i diritti delle minoranze.
Non solo si attuano politiche di invasione della proprietà degli indios ma lo sfruttamento delle risorse avviene, per avere dei costi minori, senza il minimo rispetto per l’ambiente e per la salute di chi vive in questi territori.
La volontà di commercializzare per l’esportazione le risorse energetiche ha portato in alcuni strati della popolazione alla mancanza di accesso al riscaldamento, nonostante si siano esportate, nel 2008, risorse naturali per 37 miliardi di dollari.
Alcuni leader politici hanno già chiesto le dimissioni del primo ministro e del ministro dell’interno Mercedes Cabanillas.

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