Afghanistan: cambio al vertice delle forze armate

Il comandante in capo delle forze Usa e alleate in Afghanistan, gen. David McKiernan è stato sostituito, dopo appena undici mesi di comando, con una decisione resa pubblica dal Segretario alla Difesa Robert M. Gates e dal presidente del Joint Chief of Staff (Stato Maggiore Generale), amm. Mike Mullen.
La scelta del nuovo comandante è significativa: si tratta del gen. Stanley A. McCrystal, fino ad oggi comandante del Joint Special Operations Command, l’unità di comando che dirige tutte le operazioni delle forze speciali alleate. La motivazione di questa scelta, secondo fonti americane, è che "abbiamo una nuova strategia e con una nuova strategia dovranno esserci alcuni cambiamenti di leadership per portarla avanti" (International Herald Tribune, 15 maggio 2009).
Si tratta di un segnale particolarmente serio, perché dimostra che la conduzione del conflitto afghano non ha dato i risultati sperati ed il ricorso ad una strategia focalizzata sulle forze speciali è un classico nella storia dei conflitti in cui la guerriglia e la cosiddetta "guerra non ortodossa" pongono le forze armate tradizionali in grave difficoltà. È avvenuto in Algeria negli anni Cinquanta ed in Vietnam negli anni Sessanta: in entrambe i casi gli Occidentali alla fine furono sconfitti.
Si tratta poi di vedere se questa nuova strategia modificherà realmente l’approccio "politico" al conflitto afghano e se essa si dimostrerà in grado di indicare nuove soluzioni ad un Paese che è in stato permanente di guerriglia e di guerra civile da trent’anni.
Il gen. McCrystal è l’uomo accreditato della cattura di Saddam Hussein e della uccisione di Abu Musab al-Zarqawi, ritenuto leader di Al Qaeda in Mesopotamia. È anche l’ufficiale superiore che ha approvato la falsificazione del rapporto che ha coperto l’uccisione del caporale Pat Tillman, famoso campione sportivo Usa, mediaticamente presentata come opera del nemico ed invece dovuta al cosiddetto fuoco amico.
Si tratta quindi di un comandante assai addentro alle "secrete cose" della politica militare americana e delle più spregiudicate e delicate covert operations alleate. La sua nomina significa quindi per certo almeno una cosa: che la guerra in Afghanistan diventerà sempre più una sale guerre, una "guerra sporca", come i veterani francesi definivano la guerra d’Algeria.

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