Ma quanto è grande questo buco finanziario?

Nel corso del 2008 si è iniziato, sommessamente, a parlare delle cause della attuale crisi finanziaria che sembra non finire più. Nei primi mesi dell’anno la quantificazione delle perdite, intesa come svalutazione degli attivi patrimoniali a causa delle obbligazioni derivanti dalla cartolarizzazione dei crediti "dubbi", veniva quantificata in alcune centinaia di miliardi di dollari.
Successivamente la stima è stata portata a 700 miliardi, poi lo scorso luglio il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha elevato la previsione a 1.100 miliardi. Il 25 settembre scorso un nuovo intervento del direttore generale Strauss Kahan elevava l’aspettativa di perdita a 1.300 (1) miliardi che sono stati ulteriormente ampliati a 1.400 pochi giorni dopo (2).
Chi fornisce questi dati è la massima autorità monetaria e finanziaria del globo. Non si comprende se essa stessa faccia fatica a comprendere la reale entità del problema o se operi con un atteggiamento reticente così da fornire un pezzo di verità alla volta.
Sta di fatto che l’ammontare dei cosiddetti "titoli tossici" si aggira intorno a 5.000 miliardi di dollari. In altre parole poco meno della metà dell’intero pil americano o dello stock di mutui attualmente esistente negli Stati Uniti.
Non per aggiungere altre preoccupazioni, ma forse è il caso di notare che le procedure seguite anche da banche europee nella concessione di finanziamenti non sempre è stata rigorosa quanto sarebbe dovuta essere. Quindi si potrebbe arguire che un po’ di "marcio" sia presente anche in loco e che non sia stato importato solo dall’America. Difficile quantificare tutto questo ma un prudente investitore ne dovrebbe tenere conto.
Dunque, la nota della spesa si allunga… dove finirà?

(1) Avvenire del 25 settembre 2008
(2) Il Sole 24 ore del 9 ottobre 2008

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