Finanza, banche e credito facile

Nel corso dell’ultimo decennio il sistema bancario dei paesi occidentali ha cambiato pelle ma anche anima. A fine millennio la tradizionale attività creditizia  non assicurava margini di redditività interessanti. Ecco, dunque, complice una situazione di contorno favorevole al cambiamento (privatizzazioni, orientamento sempre più liberista di società e Stati), la trasformazione delle banche.
Gli istituti di credito iniziano ad occuparsi di cose relativamente nuove e diverse. Trading, attività di banca d’affari e gestione di prodotti finanziari complessi; sembra questa la risposta  naturale alla voglia di business e di guadagno degli intraprendenti finanzieri.
La cartolarizzazione, forse, è il perno di questa "new finance". Consiste nell’impacchettare crediti; mutui ipotecari, prestiti personali, crediti derivanti da carte di credito (revolving), e trasformarli in obbligazioni.
In altre parole, mentre dieci anni fa,  se un istituto di credito concedeva un mutuo ipotecario, questa attività rimaneva dentro il bilancio della banca fino alla sua naturale conclusione, ora la stessa può "disfarsene" attraverso la cartolarizzazione. Perché tutto questo? Perché in tal caso la banca riacquista immediatamente la propria liquidità che può utilizzare per la concessione  di altri mutui, prestiti personali e così via.
Salta subito agli occhi che lo strumento (cartolarizzazione)  in sé  neutro, di fatto costituisce un potente detonatore per un mutamento quasi genetico della banca stessa.  Infatti l’approccio verso la funzione creditizia cambia notevolmente.
Nella situazione tradizionale, la cultura e la prassi aziendale è rivolta a valutare con attenzione la concessione del finanziamento perché lo stesso dovrà essere gestito dalla banca (e forse dallo stesso funzionario) lungo tutto il periodo del rimborso.
Ciò significa che la banca avrà interesse a rilasciare il mutuo ipotecario (per esempio) perché in questo modo produrrà reddito (commissioni d’istruttoria, provvigioni collaterali, spread sul tasso d’interesse); tuttavia, di converso, dovrà porre massima attenzione nel concederlo ad un soggetto  meritevole di credito,  perché altrimenti  quel prestito si trasformerà prima o poi in incaglio o sofferenza e ciò andrà a detrimento della sua stessa redditività.
Proprio in base a questa esigenza e finalità, ogni banca dispone di una direzione crediti dove l’operazione anzidetta verrà analizzata  nelle sue parti e valutata.
Con la cartolarizzazione,  la banca, pure se sotto il profilo formale continuerà ad operare  come prima,  sarà di fatto risucchiata dal vortice  della massimizzazione dell’utile. Infatti, aumentando il numero delle operazioni creditizie, aumentano in proporzione i ricavi immediati e dunque la possibilità di migliorare significativamente la propria redditività; una tentazione alla quale è difficile rimanere insensibili… Dopotutto, una volta raggiunto un adeguato numero, la massa dei mutui ipotecari  verrà impacchettata e trasformata in obbligazioni; le stesse, infine, saranno vendute nel mercato, quindi… non più presenti nell’attivo dell’istituto di credito.
Gli, ormai, purtroppo famosi subprime  esprimono l’uso perverso della funzione creditizia, una volta che questa è stata subordinata alle finalità commerciali e reddituali. In altre parole quando diventa preponderante la finalità commerciale  su quella tecnica valutativa, si applica "un merito creditizio" sempre più superficiale e sempre meno tecnico oggettivo.
Tecnicamente sub prime significa prestito immobiliare concesso ad un debitore che in passato è stato già insolvente oppure ad uno che non ha fornito alcuna documentazione dalla quale si possa evincere  la sua futura  capacità restituiva. Anche un non specialista comprende il rischio potenziale di un simile procedimento.
In America si è alimentata l’espansione economica ricorrendo in misura sempre più massiccia a questa tecnica. La cartolarizzazione, strumento in sé utile ad assicurare liquidità ad una qualsiasi azienda, si è trasformata in una tecnica perversa attraverso la quale trasferire il rischio (creditizio) di impresa ad altri soggetti. Si è prodotto un mostruoso scaricabarile che, grazie alla globalizzazione, ha contagiato gran parte dei mercati internazionali.
Per onestà intellettuale, occorre aggiungere che se il sub prime così come è stato definito è un prodotto diffuso  negli Stati Uniti, il "credito facile" è argomento che riguarda gran parte del mondo, in particolare l’Europa e pure l’Italia.
Rimanendo all’esempio dei mutui ipotecari, qualsiasi addetto al credito ha potuto riscontrare  nel corso degli ultimi anni la tendenza a concedere mutui con facilità crescente.
Se fino al 2004/5 la concessione del mutuo ipotecario nella misura massima dell’80% del valore del bene da acquistare,  costituiva una linea pressoché insuperabile per qualsiasi istituto di credito italiano, successivamente la concessione di finanziamenti fino alla misura del 100% del valore del bene acquistato è divenuto un caso sempre più frequente. Anche per quanto concerne  i parametri usati per la valutazione dell’operazione creditizia (merito creditizio), si è assistito ad una sostanziale regressione.  A titolo d’esempio, negli ultimi anni sono stati concessi mutui ipotecari a soggetti che non disponevano di redditi continuativi (redditi da lavoro dipendente a tempo determinato o in altre forme). Se questa pratica sotto un certo aspetto può ritenersi adeguata per i suoi risvolti sociali, certamente non è "corretta in termini creditizi".
Lo scopo di questo intervento non è certamente quello di aggiungere panico al panico; mi sembra tuttavia doveroso affermare  che i comportamenti estremi osservati negli Stati Uniti  sono stati in parte emulati in Europa ed anche in Italia.
In forme ed in quantità, mi auguro, sensibilmente  inferiori all’economia nord americana.

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