L’Ucraina sull’orlo di una crisi di nervi

Si svolgeranno il prossimo 7 dicembre le elezioni anticipate in Ucraina per la formazione del nuovo Parlamento (la Rada) dopo che sono falliti i colloqui tra le maggiori forze politiche nel tentativo di risolvere la crisi istituzionale e politica del paese. Per la terza volta in tre anni gli ucraini si troveranno a scegliere tra Iulia Timoshenko (premier uscente), l’attuale presidente Victor Iushenko, ed il leader dell’opposizione (ma già premier in passato) Victor Ianukovic.
Le lotte di questo ultimo mese che sono sfociate nelle elezioni anticipate riassumono esemplarmente l’instabilità in cui si dibatte l’Ucraina negli ultimi anni, prima e dopo la cosiddetta "rivoluzione arancione" che ha portato il paese nel campo occidentale, in procinto di entrare nella Nato e nella Unione Europea. Gli ex alleati Timoshenko e Iushenko hanno dimostrato di non poter governare insieme. Sicuramente per ambizioni di potere personale confliggenti, ma sullo sfondo anche visioni politiche strategiche non coincidenti.
La scintilla che ha innescato l’ultima crisi, lo scorso settembre, è stata la diversa valutazione della guerra tra Russia e Georgia per la questione di Ossezia ed Abkhazia. Se il presidente Iushenko si è schierato completamente dalla parte georgiana, la premier Timoshenko si è distinta per moderazione e cautela, sottolineando l’importanza della integrità territoriale georgiana ma criticando di fatto la politica di Saakashvili. Dietro le diverse posizioni c’è la delicatezza della situazione interna ucraina nei confronti di Mosca. Kiev dipende dalla Russia per i prezzi ancora di favore praticati sugli idrocarburi; e il Parlamento della Crimea, regione russofona sul Mar Nero in cui è ancora stanziata una flotta dell’Armata rossa (eredità dell’Urss che Iushenko vuole allontanare), ha sfidato il potere centrale votando una risoluzione (sia pur priva di effetti giuridici) di riconoscimento dell’Ossezia.
La Timoshenko non ha mai dato via libera a Iushenko sull’ingresso del paese nella Nato e nella Ue, temendo evidentemente di recidere in maniera definitiva e forse drammatica i legami con Mosca. Per questo ha sempre dichiarato di voler sottoporre a referendum popolare le eventuali decisioni sul futuro geopolitico del paese. L’Ucraina appare infatti spaccata in due: l’ovest di etnia ucraina schierato per la "democrazia occidentale" e che vota massicciamente i partiti liberali di Timoshenko e Iushenko. Le regioni ad est e sud-est, russofone, legate ancora in un certo senso al passato sovietico, votano massicciamente per il filo-russo Ianukovic. Insomma, uno scenario pericoloso da potenziale guerra civile se la corda della convivenza nazionale che unisce le due anime si dovesse spezzare.
Su questo le ambizioni personali dei vari leader. Iushenko, da presidente, ha cercato di creare in questi anni una sorta di potere personale e alternativo a quello dei premier, quasi a voler porre sotto la sua tutela l’esecutivo. Così è nato il Segretariato presidenziale e il Consiglio per la Difesa e Sicurezza nazionale, organi alle dirette dipendenze del presidente che agiscono come un governo ombra e controllano l’esercito.
La Timoshenko ha cercato di reagire proponendo al Parlamento una serie di limitazioni costituzionali al potere presidenziale, accettando anche i voti dell’opposizione sul progetto. Iushenko ha rotto, così, l’alleanza di governo.
Cosa uscirà dalle elezioni? Da qui a dicembre molte cose potrebbero cambiare, ma allo stato attuale le indicazioni sembrano scontate verso una sonora sconfitta del partito di Iushenko che addirittura secondo le intenzioni di voto potrebbe più che dimezzare i suoi consensi. Accetterà il presidente di perdere il suo potere? Saranno libere e limpide le elezioni? Accetteranno gli Stati Uniti che il fuso orario politico di un paese fondamentale come l’Ucraina torni su Mosca e non sia più su Washington?
Le prossime settimane e mesi saranno fondamentali per rispondere a queste domande e quindi capire che futuro avrà Kiev.

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