Messico, la violenza riduce la crescita economica

Secondo il ministro delle finanze messicano Agustín Carstens, l’alto indice di criminalità e la scarsa sicurezza costano al Paese almeno un punto percentuale del Prodotto interno lordo. Carsten stima che i costi delle imprese messicane per salvaguardare la propria sicurezza siano aumentati dal 5 al 10% diminuendo così la loro competitività e, di conseguenza, agendo negativamente sullo sviluppo del Messico.
Per questo motivo il ministro si è fatto portavoce del governo, annunciando delle misure eccezionali per il 2009 per fronteggiare la violenza e per restituire ai cittadini quel senso di sicurezza persosi nel corso degli anni.
La decisione nasce anche dalla spinta popolare, basti pensare che nei giorni scorsi sono sfilate nelle strade di Città del Messico centinaia di migliaia di persone per chiedere al governo dei provvedimenti per arginare la violenza e solo una settimana prima il presidente Calderon aveva firmato un accordo con i governatori dei 32 stati che compongono il Messico, sempre sullo stesso tema.
Da inizio anno ad oggi circa 3000 persone hanno perso la vita in fatti correlati con il crimine organizzato, in modo particolare i morti si sono registrati nelle regioni dove il narcotraffico è più presente ma anche nel resto del Paese la violenza ha colpito duramente.

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