Nato, Europa, Russia: quale futuro?

Gli sviluppi della crisi nel Caucaso, che sta assumendo i toni di una vera e propria crisi russo-americana, costringeranno a breve termine i Paesi europei a riconsiderare la prospettiva strategica della Nato. La questione è stata ignorata dall’Europa, almeno dal 1998, cioè da quando hanno cominciato ad essere violati gli accordi che i presidenti Bush senior e Clinton avevano raggiunto con la Russia, in merito alla garanzia che la Nato non si sarebbe mai estesa ad ex membri dell’Urss: nel 1998 infatti fu deciso l’ampiamento della Nato alla Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria.
Come dimostrano analisi da noi recentemente tradotte e pubblicate su Clarissa.it (vedi Documenti: Un’analisi a caldo della crisi Russia – Georgia ) il collegamento fra la crisi caucasica e la questione dell’allargamento a est della Nato è strettissimo ed appare estremamente grave il fatto che Usa e Polonia abbiano deciso di firmare l’accordo per installare la prima batteria di missili balistici Interceptor proprio il 14 agosto, a poche ore cioè dalla tregua raggiunta fra Russia e Georgia, grazie alla mediazione europea, suscitando ovviamente le più vibrate proteste da parte del ministro degli esteri russo Serghiei Lavrov.
In questo modo, infatti, gli Usa manifestano la volontà di utilizzare la Nato, ed in particolare i suoi membri "orientali", come strumento di pressione nei confronti della Russia, soprattutto tenendo conto del fatto che, secondo le dichiarazioni del ministro degli esteri polacco Donald Tusck, queste armi strategiche saranno a breve a disposizione diretta anche delle forze armate polacche.
In questo modo cade la giustificazione finora addotta dagli Usa, secondo la quale il posizionamento dello scudo antimissile ai confini della Russia europea aveva funzione deterrente nei confronti del potenziale missilistico iraniano, interpretazione questa che non aveva ovviamente convinto nessuno e che ora si dimostra del tutto strumentale.
Questi nuovi pericolosi sviluppi coinvolgono in maniera drammatica l’Europa dal momento che Polonia e Repubblica Ceca, i primi Paesi destinati ad accogliere le componenti del sistema anti-missile statunitense, oltre ad essere membri della Nato, sono anche membri dell’Unione Europea a seguito del suo allargamento.
Riteniamo che sia fondamentale a questo punto che il tema del rapporto fra Nato e Unione Europea venga ripreso e portato alla discussione delle opinioni pubbliche dei nostri Paesi. È giunto infatti il momento di chiedersi se questo strumento militare, frutto della Guerra Fredda, abbia mantenuto ancora il suo valore o, in presenza di una Europa unificata, non abbia esaurito la sua funzione, rischiando oggi di trasformarsi in uno strumento di egemonia politico-militare statunitense all’interno della compagine dell’Unione, inserendosi come elemento di divisione e di rischio strategico.
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