UPM: Union pour la Méditerranée

In Francia, la scorsa settimana, tutti i mezzi di comunicazione hanno dato ampio risalto alla nascita della Unione per il Mediterraneo siglata a Parigi il 13 luglio. Quarantatre capi di stato e di governo europei e dei paesi mediterranei si sono incontrati, ospiti di Nicolas Sarkozy, che li ha accolti nel duplice ruolo di primo ministro francese e presidente di turno della Unione Europea.
Da tempo il leader francese andava caldeggiando la creazione di questa nuova organizzazione che, a suo dire, permetterà di sviluppare con maggiore incisività i rapporti tra l’Europa ed i paesi del sud affacciati sul Mediterraneo. Questi gli scopi dichiarati dalla nascente organizzazione: sviluppo dei progetti economici in comune, lotta all’inquinamento, gestione e controllo del fenomeno dell’immigrazione che interessa l’intero Mediterraneo.
Diversi i paesi recalcitranti e perfino ostili al progetto. Sia dalla parte meridionale dello scacchiere sia da parte europea.
Alla aperta ostilità della Libia (che non ha inviato osservatori) verso questo progetto, segue un atteggiamento assai critico dell’Algeria che deplora la mancanza di libertà di circolazione delle persone previsto dalla UPM. Anche la Turchia, seppure a livello ufficiale rappresentata dalla massima carica dello stato, esprime perplessità sul progetto e teme che la stessa possa rappresentare un contentino che i francesi (e l’Europa) vogliono darle per non farla accedere all’Unione Europea in qualità di stato membro.
Infine la Germania che, in varie occasioni, ha manifestato timori sulle possibili conseguenze negative che questa organizzazione potrebbe avere sul processo di unificazione della Unione Europea. Non ultimo, i sordi brontolii della diplomazia britannica che non vede certo di buon occhio lo spostamento dell’asse di equilibrio verso il sud dell’Europa.

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