Crisi delle banche: è ora di cambiare

Société Générale si trova ad affrontare un buco di bilancio di oltre 5 miliardi di euro a causa delle operazioni su derivati chiuse in perdita. UBS, prima banca svizzera, complessivamente ha proceduto a svalutare i suoi assets di circa 12,5 miliardi di euro in relazione, principalmente, alle problematiche connesse ai mutui sub prime. Anche la seconda banca svizzera, Credit Suisse, dopo aver comunicato che il bilancio 2007 aveva spesato perdite sui mutui sub prime per 2/3 miliardi di franchi, ha annunciato a sorpresa che procederà a ulteriori  rettifiche di bilancio per circa 1,9 miliardi euro collegate a posizioni di crediti strutturati nell’ambito dell’investment banking che peseranno anche sul bilancio 2008 per circa 680 milioni di euro.
Per non parlare della nazionalizzazione della Northern Rock Bank da parte  della Banca Centrale d’Inghilterra, operazione resasi necessaria per evitare il fallimento dell’importante Istituto di Credito  britannico.  In questo caso sarebbe opportuno chiedere alle autorità inglesi, come mai non hanno lasciato la loro "creatura" alla mercè del suo destino, coerentemente ai principi liberisti di cui, a parole, sono così profondamente convinti. Ma sarebbe altro argomento…  
Da ultimo, nei giornali di questi  giorni è comparsa una notizia estremamente inquietante.
La banca Bear Stearns, quinta banca d’affari americana, è sull’orlo del dissesto finanziario. "Il gruppo teme che la sua bancarotta possa produrre un effetto domino, travolgendo il sistema bancario americano. Per questo caldeggia il [proprio] acquisto da parte della JP Morgan  che le ha [già] procurato un massiccio finanziamento…" (Corriere della Sera, 16 marzo 2008).
Solo per dare il senso della drammaticità della situazione aggiungiamo che la Fed, Banca Centrale americana, ha immesso nel sistema nel corso degli ultimi giorni circa 200 miliardi di dollari
Qualcuno parla di sbriciolamento del sistema bancario internazionale. Molti, comunque, al di là delle frasi ad effetto si rendono conto che, come già in passato, l’economia reale sta vacillando a causa di comportamenti scorretti o quanto meno imprevidenti, di un sistema bancario che invece di porsi come diga e strumento in grado di assorbire i malfunzionamenti del sistema produttivo, innesca esso stesso tensioni e crisi.
L’attività del credito e del risparmio è oggetto di grande attenzione presso tutti i sistemi  giuridici dei paesi occidentali. Di conseguenza il sistema bancario, che esprime le due funzioni sopra menzionate, dovrebbe costituire un interesse pubblico di primaria importanza in un moderno sistema economico. Da qui ne consegue che, se non la gestione, quanto meno il controllo e la delimitazione del campo di attività dovrebbe rimanere, esclusivamente, nelle mani del soggetto pubblico. La banca dovrebbe in definitiva svolgere le funzioni di gestione dei pagamenti, di corretta ed efficace raccolta del risparmio, la cui tutela dovrebbe essere massima, infine una equilibrata gestione del credito vista come volano delle attività produttive.
Perché mai, allora, le banche sono così prepotentemente entrate in settori quali la raccolta gestita (fondi, gestioni patrimoniali), la banca assicurazione, per non parlare dei prodotti derivati, fino ad arrivare alla corporate banking?
Oggi l’ente di vigilanza sulle attività del  credito e del  risparmio, la Banca d’Italia, è controllata dalla stesse banche sulle quali svolge attività di controllo… Stessa cosa dicasi per quasi tutti i paesi occidentali.
Notate qualche cosa di strano in tutto questo? 

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