L’intolleranza della shoah..

Riportiamo per intero quanto pubblicato dal "Il resto del Carlino" il 26 gennaio 2008.

Ad una lettera inviata dal prof. Adriano Scatassi:

"Caro Fini, il cosiddetto libero e democratico Occidente a guida USA bombarda e uccide perché dice che i musulmani vanno liberati dalla legge millenaria della "Sharia" per noi illiberale e feroce. Non crede che sarebbe ora di liberare l’Europa dalla legge feroce della "Shoah"? Il professor Faurisson ha subito ben dieci attentati mentre sia lui che decine di altri studiosi europei sono sottoposti a processi continui solo perché sostengono opinioni e tesi cosiddette revisioniste.
Le sembra normale che per mesi studenti da sei anni in su vengano preparati dai docenti al giorno della memoria su testi e filmati di carattere propagandistico e visibilmente non scientifico? Non c’è stato forse il prof. Ebreo N. Filkestein a scrivere "L’industria dell’Olocausto?"

Massimo Fini risponde:

"All’elenco si potrebbe aggiungere lo storico inglese David Irving che sta scontando tre anni di reclusione in Austria per i suoi scritti parzialmente revisionisti sullo sterminio degli ebrei (non nega l’Olocausto ma le sue dimensioni).
Tutto ciò non ha nulla a che vedere con la democrazia ma piuttosto con l’intolleranza. Una democrazia deve accettare tutte le idee, anche quelle che le paiono più aberranti. E’ il prezzo che paga a sé stessa. Altrimenti non si differenzia da un regime illiberale.
L’unico, e fondamentale discrimine è che nessuna idea, può essere fatta valere con la violenza. Oltretutto questa repressione ed il continuo, quotidiano, ossessivo richiamo all’Olocausto non giovano alla causa ebraica, ma la danneggiano perché provocano un’istintiva reazione di rigetto.
Come ha ben capito Filkenstein col suo "L’industria dell’Olocausto"".

Che la Bilancia della Giustizia e dell’Equità sia in perfetto bilanciamento è una utopia alla quale nessuno crede.

Tuttavia quando ad un olocausto si dedica un giorno del calendario nonchè costanti "..ossessivi e continui.." riferimenti durante tutto l’anno, mentre per gli altri innumerevoli olocausti che la storia annovera (da quello degli armeni a quello dei kulak russi per non parlare degli stessi prigionieri tedeschi dopo la resa del 1945) non ci si preoccupa neanche di esprimere un doveroso omaggio oltre che fare un giusto approfondimento storico, si comprende quanto la storia, quella scritta e raccontata, possa essere usata e rimaneggiata secondo gli interessi predominanti del momento.

Si risponderà che questo è sempre accaduto, che la storia viene scritta dai vincitori…

Oggi però risulta troppo evidente la contraddizione tra la nostra società che si autodefinisce democratica, aperta e tollerante e la risposta aggressiva, rancorosa e punitiva che viene data da questo sistema politico e culturale verso chiunque voglia capire meglio alcuni fatti e circostanze del passato.
Anche verso chi, neutrale nei suoi orientamenti ideologici, è intenzionato ad applicare per tale evento il metodo storiografico e cioè la verifica analitica delle fonti, la valutazione delle testimonianze, l’analisi delle prove, cioè lo stesso metodo insegnato nelle scuole ed usato per qualsiasi fatto storicamente rilevante.

Se poi si "tutela" l’Olocausto con norme giuridiche che prevedono addirittura pene detentive per i cosiddetti "revisionisti", la contraddizione diventa così esasperata da farci dubitare di vivere in un sistema democratico e libero.

Nei secoli passati chi obiettava ai principi delle leggi tolemaiche rischiava il rogo…
Le pene detentive verso i revisionisti, l’islamofobia, l’esportazione della democrazia con i cannoni, sono aspetti che ci accomunano sempre più ad epoche spietate ed ingiuste che supponevamo trascorse ma che invece stanno nuovamente facendo capolino nella quotidianità d

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