Il predicatore e signore della guerra Charles Taylor sotto processo

È iniziato lunedì 7 gennaio, a L’Aja, il processo per crimini di guerra e contro l’umanità nei confronti dell’ex presidente liberiano Charles Taylor. Quest’ultimo, il giugno scorso, aveva boicottato e ritardato l’inizio del processo dichiarando inadeguate le modalità dello stesso. Sul capo dell’ex leader liberiano pendono ben undici capi d’accusa:
1. terrorismo contro la popolazione;
2. assassinio di civili;
3. violenza psico-fisica verso i civili;
4. stupro;
5. oltraggio della dignità personale;
6. schiavitù sessuale;
7. trattamento crudele nei confronti della popolazione;
8. altri atti violenti e disumani;
9. utilizzo di bambini-soldato minori di 15 anni, per di più sotto l’effetto di sostanze stupefacenti;
10. costrizione ai lavori forzati;
11. saccheggio.
Questi crimini sono stati favoriti, incentivati, provocati dal supporto militare che il leader liberiano ha fornito al gruppo ribelle RUF (Revolutionary United Front) nella guerra civile che ha incendiato il Sierra Leone dal 1991 al 2002. In cambio delle armi fornite ai ribelli, Taylor riceveva diamanti, di cui il territorio sierraleonese è ricco.
La storia di questo leader della guerra, e al contempo predicatore laico della chiesa Battista (che ancora oggi lo supporta), inizia negli anni ‘80 quando ricoprì il ruolo di "General Services Agency", posizione che gli permetteva di controllare gran parte delle risorse economiche liberiane, sotto il regime militare di Samuel Doe. Nel 1983, però, andò in rotta di collisione con quest’ultimo per l’appropriazione indebita di un milione di dollari. Taylor scappò negli Stati Uniti (paese dove aveva studiato) con il mandato di estradizione da parte del suo paese. Grazie al tacito accordo statunitense, che agognava la caduta di Doe, Taylor scappò dalla sua prigione in Massachusetts nel 1985 e potè tornare nel suo paese, dove si mise a capo di una ribellione. La guerra civile che ne scaturì, insanguinò il paese per sette anni (1989-1996), provocando 200.000 morti.
La sua abilità diplomatica nel tessere alleanze, unita ad una personalità spiccata ed eccentrica, fecero sì che vincesse le elezioni presidenziali del 1997. Rimase al potere fino al 2003, quando i ribelli del LURD lo costrinsero all’esilio in Nigeria, fino all’arresto nel 2006 per i sovracitati crimini.
Taylor, diversamente da quanto successo per gli imputati della guerra civile jugoslava e ruandese, viene giudicato da una corte "ibrida", composta dalla Corte Internazionale di Giustizia (ufficialmente incaricata di questi casi dal 2002) e da quella del Sierra Leone. Lo stato africano è stato il primo, 4 anni orsono, a "dare la caccia" al sanguinario ex-presidente. Si tratta, comunque, di un grande passo in avanti nella tutela dei diritti umani.
Il termine del processo è previsto tra 18 mesi, tempi abbastanza rapidi per le procedure di questo tipo. Se Taylor verrà condannato per le atrocità commesse, sconterà la sua pena in Gran Bretagna.

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