DAI NOSTRI INVIATI A CARACAS – La montagna dell’Avila ci appare nel suo verde intenso avvolta in pennacchi di nebbia, prima di atterrare all’aeroporto di Caracas. Ci accoglie un pesante caldo umido, condito dai cattivi odori tipici della civiltà itinerante.
Ci dirigiamo verso la città seguendo un percorso alternativo che sale lungo la montagna perché la strada principale e’ chiusa al traffico a causa del crollo di un ponte. Ci inerpichiamo lungo una strada stretta e tortuosa, coperta da ambo i lati da una fitta vegetazione equatoriale.
Di tanto in tanto superiamo gruppi di case in condizioni miserevoli. Il triste volto della povertà ci dà il suo benvenuto.
Caracas ci appare più in basso.
E’ ormai notte e migliaia di luci illuminano i barrios, quartieri poveri e degradati dove i bambini giocano nella sporcizia e gli adulti sopravvivono offrendo servizi e piccoli commerci.
Dappertutto sono presenti i manifesti elettorali. Più numerosi quelli di Chavez, soprattutto nelle favelas.
Dalle reti televisive vengono trasmesse tribune elettorali dei due contendenti: Chavez e Rosales. L’attenzione è bassa, consolidata l’apatia di chi non crede più a nessuno.
I sostenitori di Rosales sperano di chiudere l’era Chavez appoggiando un uomo fino a poco tempo fa quasi sconosciuto. Gli altri, per lo più poveri, vedono in Chavez l’uomo del popolo, lontano dai poteri forti, in grado di dare voce al Venezuela in campo internazionale.
Molti cittadini si chiedono, però, perché le risorse del Venezuela debbano essere destinate a programmi di politica internazionale quando le classi povere non dispongono neanche dei servizi più elementari: scuole, sanità, trasporti efficienti, case decorose.
Si domandano perché non e’ stato ancora ricostruito il ponte che unisce l’aeroporto con la capitale, crollato da circa sette mesi, o perché la decantata ferrovia che dovrebbe unire la costa orientale a quella occidentale non è ancora funzionante malgrado l’assoluta importanza strategica del progetto (in Venezuela, al momento, non esiste rete ferroviaria).
A dire il vero anche i progetti sviluppati nel settore sociale ed economico non conseguono i risultati sperati a causa di una amministrazione inefficiente e della secolare corruzione endemica che disperde importanti risorse arricchendo funzionari statali parassiti e annichilendo le forze imprenditoriali della nazione.
Il prossimo 3 dicembre il Venezuela sceglierà il suo futuro.
Così si afferma, ma in realtà le vere scelte dovranno essere prese di giorno in giorno, con determinazione e coraggio.
Se il petrolio, infatti, rappresenta una opportunità di grande rilievo, questa potrà fare del Venezuela un paese progredito e prospero solo se si affermerà nel paese un processo culturale in grado di divenire punto di riferimento e stimolo per la politica e la società.