Critiche dell’ONU al Military Act USA

L’approvazione da parte del presidente americano Bush del Military Commisions Act del 2006 solleva numerose critiche sulla sua liceità dal punto di vista delle norme giuridiche internazionali.
La nuova legislazione negli USA entra in vigore a meno di 4 mesi dalla decisione della Corte Suprema americana che ha sollevato obiezioni sulle modalità di detenzione a Guantanamo dei presunti terroristi islamici ad opera dell’amministrazione americana.
Il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla promozione e protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali Martin Scheinin afferma che la nuova legislazione viola palesemente le norme basilari in tema di protezione e tutela dei diritti umani fondamentali sancite nell’articolo 3 delle Convenzioni di Ginevra. Sembra infatti che alcune disposizioni del Military Commisions Act siano in aperto contrasto con i principi fondamentali che regolamentano il giusto processo, ma l’aspetto forse più inquietante sta nel potere dato al Presidente americano di dichiarare chiunque – anche cittadini americani – "nemici combattenti illegali", termine che identifica una figura giuridica sconosciuta al diritto internazionale. Si tratta di persone che si siano impegnate in atti ostili contro gli Stati Uniti o i suoi cobelligeranti, ma anche chi intenzionalmente e materialmente sostiene tali attività. Lo status comporterà la detenzione delle persone considerate ostili e la realizzazione di processi in base alla giurisdizione militare.
Scheinin è il sesto relatore speciale a sollevare critiche agli Stati Uniti. I precedenti relatori hanno sollevato numerose obiezioni e posto questioni di natura giuridica alle modalità di gestione di Guantanamo, richiedendone addirittura la chiusura. Lo stesso relatore Scheinin ha richiesto urgentemente un incontro con l’amministrazione americana per chiarire le problematiche sollevate dalla promulgazione del Military Commisions Act.
Da Washington, intanto, giunge un silenzio assordante.

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