In Iraq vengono uccise in media 100 persone al giorno. La maggior parte sono morti definite “settarie” cioè il prodotto del sempre più inveterato odio tra sciiti e sunniti.
Alcuni massimi dirigenti militari del Pentagono non fanno mistero del problema.
John Abizaib, comandante delle forze militari degli Stati Uniti in Medio Oriente, afferma che l’Iraq si trova sull’orlo di una guerra civile.
Da parte britannica William Patey, ambasciatore in Iraq, afferma in un cablogramma inviato a Tony Blair, “…la prospettiva di una guerra civile a bassa intensità e di una divisione de facto dell’Iraq è a questo punto assai più probabile che quella di una transizione riuscita e reale verso una democrazia stabile”.
Se questi sono i risultati della “guerra giusta” che i “liberatori” stanno combattendo da oltre 3 anni dopo aver distrutto un intero paese in nome della democrazia, sarebbe lecito chiedere loro con quali reali obiettivi siano andati in questo paese.