Cambiamento al vertice delle forze armate Turche

Il 31 agosto 2006, si è verificata la sostituzione, al Comando supremo delle forze armate turche, del gen. Hilmi Ozkok con il generale Yasar Buyukanit, fino ad ora comandante delle forze terrestri.
La nuova nomina è importante per il momento in cui si verifica: la crisi libanese, gli attacchi del PKK contro i soldati turchi, la tensione con gli Stati Uniti, il possibile ruolo della Turchia nell’eventuale forza di intervento Onu nel sud del Libano.
Ma è assai interessante il fatto che il nuovo comandante supremo delle forze armate turche viene considerato, a differenza del suo predecessore, ostile verso le richieste dell’Unione Europea in tema di democratizzazione dello stato turco, forze armate in primis; viene anche considerato un falco nella lotta sia contro gli islamisti che contro i separatisti curdi.
Si tratta di un personaggio per altro molto discusso per questo suo duro atteggiamento. È stato infatti coinvolto nella scabrosa inchiesta giudiziaria sull’attentato del 9 novembre 2005 ad una libreria di Şemdinli, inizialmente attribuito al Pkk, nel quale sono però rimasti coinvolti, e poi condannati, due ufficiali della gendarmeria turca: ha fatto scalpore l’intervento di Buyukanit in favore di uno dei militari coinvolti nell’episodio. L’inchiesta aveva portato alla richiesta di incriminazione del generale, dato che il magistrato ipotizzava la presenza di una organizzazione militare ramificata nell’esercito turco, e per questo riconducibile al suo comandante, operante secondo le tecniche della “strategia della tensione”, in questo caso rivolte ad impedire concessioni alla minoranza curda, secondo le richieste dell’Unione Europea. La richiesta di incriminazione è stata respinta dal governo turco, dopo riunioni ai massimi livelli politico-militari.
Nei giorni immediatamente precedenti la nomina dell’alto ufficiale, è stato poi diffuso via sms un messaggio, a firma “Giovani Ufficiali”, che accusava Buyukanit, di essere affiliato alla setta “sabaista”: i sabaisti sono ebrei convertiti che conservano nascostamente la propria fede, pur comportandosi in pubblico come turchi osservanti musulmani. È evidente che questo attacco parte dalla fazione filo-islamica delle forze armate turche cosa che, indipendentemente dalla veridicità o meno della notizia, non è senza significato in un momento di così forte tensione con Israele.
Alla luce di quello che Clarissa ha da poco pubblicato, sulla importanza della posizione della Turchia nel “grande gioco” mediorientale (vedi: http://www.clarissa.it/editoriale_int.php?id=172&tema=Divulgazione), sarà interessante vedere se l’ascesa di Buyukanit sia il segno o meno di un cambiamento della politica turca nei confronti dell’asse israelo-statunitense. Nel 2003, infatti, il predecessore di Buyukanit, gen. Hilmi Ozkok, quando il parlamento turco respinse la richiesta Usa di fornire le basi per l’attacco all’Irak, ricordò che questa decisione “avrebbe creato tensione con gli Stati Uniti sulla lunga distanza”, cosa confermata nei fatti.
Il nazionalista Buyukanit è stato chiamato a questa importante posizione di comando per gestire una politica militare più dura verso gli Stati Uniti e Israele o solo con l’Unione Europea? Il suo passato di alto ufficiale Nato fa dubitare che possa essere un uomo di rottura con gli Usa, e che semmai la sua nomina conferisca maggiore credibilità alle affermazioni del governo turco sul diritto della Turchia all’autodifesa fuori dei propri confini, alla maniera israeliana, in questo caso con attacchi contro i guerriglieri curdi in Irak.
Se passasse questo principio, il processo di polverizzazione del Medio Oriente riceverebbe un’ulteriore, decisiva accelerazione, con benefici certi per la politica israeliana, meno certi per la pace e la democrazia nel mondo.

 

Print Friendly, PDF & Email