Bin Laden non è un ricercato dell’FBI per l’11/9

Il “Most Wanted Terrorist” Osama Bin Laden è ricercato dal Federal Bureau of Investigastions americano per gli attentati del ’98 alle ambasciate statunitensi di Kenya e Tanzania, ma non per gli attacchi dell’11 settembre 2001. Questa la sconcertante scoperta del giornalista investigativo Ed Haas che ha ottenuto ufficiali dichiarazioni dai responsabili dell’Agenzia.
Rex Tomb, capo della Investigative Publicity, ovvero il massimo funzionario che stila le liste dei ricercati, ha spiegato che Bin Laden “non è stato formalmente incriminato per i fatti dell’11 settembre”. Secondo la procedura penale americana, infatti, l’Fbi raccogli prove ed indizi e li sottopone al Dipartimento di Giustizia, che valuta se sono sufficienti per presentarli ad una Giuria federale. È quest’ultima, sulla base delle prove, ad emettere l’ufficiale incriminazione ed eventuali mandati di cattura. Dunque Bin Laden non è stato incriminato per i fatti dell’11 settembre “perché l’Fbi non ha prove sicure (hard evidence)” che lo ricolleghino agli attacchi.
Mentre i massimi dirigenti politici americani (Bush, Cheney, Rumsfeld) hanno sostenuto e sostengono la responsabilità di Bin Laden, a cinque anni di distanza dai fatti non esiste nessuna prova giuridicamente valida che lo comprovi.
Nemmeno i famosi video che contengono le “rivendicazioni” dello sceicco del terrore lo sarebbero. Anche il più famoso di questi video, quello in cui Bin Laden appare in compagnia di un dignitario islamico paralitico, rappresenterebbe, secondo molti analisti (soprattutto europei, tra questi il prof. Franco Cardini dell’Università di Firenze), un clamoroso falso.
 

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