Il Messico verso le elezioni del 2 luglio

In Messico, dopo mesi in cui la campagna elettorale per le elezioni presidenziali si trascinava stancamente, nelle ultime settimane si sono accese le polveri della polemica.
Il principale oggetto di conflitto è la nuova legge radiotelevisiva entrata in vigore ai primi di aprile che, secondo l’opposizione, permetterà ai network privati Televisa e Tv Azteca di agire in regime di semimonopolio.
In considerazione dell’impostazione ideologica delle emittenti, la nuova legge permette ai due partiti di destra (il Pan ed il Pri) di avere a disposizione un formidabile strumento di controllo dell’informazione per osteggiare in tutti i modi il candidato della sinistra.
Gli avversari non considerano casuali i sondaggi che a maggio, mentre nei mesi precedenti avevano dato sempre nettamente vincente Obrador (Prd, area centro-sinistra), hanno registrato il sorpasso di Calderon (39% contro 35%) cioè del candidato del Pan (partito del presidente uscente Fox), mentre il rappresentante del Pri, partito che ha governato per 70 anni fino al 2000, Mandrazo, è accreditato del 21% dei voti.
Uno dei temi della campagna mediatica contro Obrador è l’accusa di ricevere finanziamenti occulti da Chavez, visto ormai dalla destra americana come il vero nemico ed utilizzato anche strumentalmente per cercare di colpire gli avversari politici.
Ex sindaco di Città del Messico, Obrador, considerato un po’ da tutti una persona onesta, potrebbe essere l’unico a segnare un piccolo cambiamento nella politica messicana, ma bisogna vedere in che modo vorrà e potrà riformare lo Stato.
In una recente intervista il comandante Marcos, pur giudicando positivamente la persona, boccia politicamente Obrador accusandolo di non voler minare le basi dello stato capitalista, a suo vedere unico modo per risolvere drasticamente le problematiche sociali che affliggono il paese.

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