Tragico il botta e risposta fra il vecchio ed il nuovo ministro degli Esteri della Repubblica: dinanzi alle spoglie di un caduto in divisa, il caporalmaggiore Alessandro Pibiri, della gloriosa brigata Sassari, i due politici, un tempo chiamati al tragico inganno degli “opposti estremismi”, si danno ora man forte nel sostenere dall’Italia una propaganda anglo-americana che vuole che gli eserciti occidentali, sanguinosamente immersi in una doppia guerra (quella contro Saddam e quella civile fra fazioni etnico-religiose) siano invece “in missione di pace”.
In questo modo, l’inganno è triplice: verso quei soldati che affrontano una situazione di guerra con l’atteggiamento psicologico di coloro che devono fare finta di fare la pace; verso i cittadini italiani, ai quali si fa credere che il nostro lavoro sia meno sporco di quello che inglesi e americani conducono da tempo; verso gli irakeni, che, ovviamente, non hanno nessuna voglia di distinguere i “pacificatori” dagli occupanti, dopo le umiliazioni di Abu Graib e massacri come quello di Haditha.
Ancor più grave il fatto che lo stesso nuovo ministro degli Esteri della Repubblica, dopo che il governo ha annunciato l’intenzione di ritirarsi, stia mercanteggiando con gli Stati Uniti la vita dei nostri militari con quella dei civili che dovrebbero sostituirli, secondo l’irresponsabile compromesso proposto, nel pantano irakeno, sempre per mantenere la finzione che l’Italia sta svolgendo una “missione di pace”.
Questo è il pacifismo dell’Italia a sovranità limitata, di un “nuovo” governo che, proprio come il precedente, è espressione di una classe dirigente omogeneizzata che, per garantirsi la sopravvivenza politica, continua a ignorare gli interessi del nostro Paese, indifferente oggi al sangue versato dai giovani che lo servono in divisa, come già di altri innocenti sacrificati alla ragion di stato atlantica, secondo quello che il ciclo di conferenze sviluppato dal CLAR sui segreti della storia italiana ha ripetutamente dimostrato.
