Perù: verso il ballottaggio del 4 giugno

Ritorniamo sull’argomento elezioni peruviane, già affrontato nelle scorse settimane (vedi nostro archivio del 29/04/06), per fare il punto della situazione. Nonostante l’ultimo sondaggio della società Apoyo dia vincente Garcia con un buon margine (56% contro il 44% del rivale Ollanta Humala), i due candidati si stanno confrontando aspramente anche con mezzi poco ortodossi.
Tra questi ultimi, hanno destato scalpore le dichiarazioni di Montesinos, ex ministro del governo Fujimori, che in un’intervista ha accusato Ollanta Humala di aver favorito la fuga dell’ex presidente peruviano.
Il rivale ha risposto elencando tutti i casi di corruzione in cui sarebbe stato implicato Garcia.
Parallelamente a queste schermaglie, si è svolto il dibattito televisivo tra i due candidati. A parte il solito populismo dell’uno o dell’altro (annunciata la fine della corruzione, la rinuncia allo stipendio di Presidente, il miglioramento del livello di vita, ecc), Ollanta ha insistito nella sua idea antiliberista e ha proposto di diminuire le esportazioni di risorse naturali locali, sviluppando il mercato interno. Promesso un riesame dei contratti con le multinazionali ed anche una riduzione di ca. il 30% del prezzo del combustibile. Alla base di questa riforma un processo di decentralizzazione del potere a livello locale. Contrario al TLC, Tratado de libre Commercio con gli Usa.
Cavallo di battaglia di Garcia è invece la maggiore tutela dei lavoratori e la lotta alla disoccupazione, dando a tutti la possibilità di migliorare il livello di vita, in modo da garantire i consumi e lo sviluppo economico. Riconosciuto il ruolo centrale dello Stato anche per quanto riguarda la sicurezza che il suo rivale vorrebbe delegare ai sindaci. Non ha voluto invece chiarire la sua posizione sul TLC.
Promesse e belle parole a parte, se i sondaggi si riveleranno esatti e vincerà Garcia, il Peru’ resterà sicuramente nel cosiddetto "orto di casa" degli Usa, senza aderire alle alternative latino americane.
Certo, la vittoria di Ollanta Humala comporterebbe il rischio di sfociare in un nuovo autoritarismo, ma se è vero che cambiare comporta spesso un pericolo, è ancora più vero che l’America Latina non uscirà mai dal misero livello di vita che l’ha sempre contraddistinta se non troverà la forza di proporsi come soggetto politico autonomo, magari ("I’ve a dream"), alleandosi con un’ Unione Europea che a sua volta deve diventare soggetto capace di realizzare una politica estera univoca e non asservita a certi organismi internazionali proiezione degli interessi  Usa nel mondo.

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