Revi-sionismo di sinistra

È stata fondata l’associazione Sinistra per Israele (sinistraperisraele.it). Ne fanno parte numerosi esponenti della sinistra politica e culturale italiana, tra gli altri: Piero Fassino, Walter Veltroni, Giuliano Amato, Enrico Boselli, Furio Colombo, Adriano Sofri, Umberto Eco, Gad Lerner.
Nel manifesto fondativo si possono leggere, oltre a una doverosa affermazione di contrasto dell’antisemitismo, anche passaggi che faranno discutere. Ad esempio, nell’articolo 7, si paragona il sionismo al Risorgimento italiano e agli "altri movimenti europei di fondazione e unificazione nazionale".
Queste affermazioni dell’associazione Sinistra per Israele tradiscono così le tradizionali posizioni della sinistra, ovvero che "l’unificazione nazionale" di Israele è stata fatta a danno di un altro popolo, quello arabo palestinese, allo stesso modo legittimato a vedere riconosciuta la propria identità nazionale. Il tentativo delle forze politiche moderate di sinistra di ottenere consenso presso poteri che hanno vastissima influenza a livello internazionale ricorda molto il percorso tracciato negli anni scorsi da Gianfranco Fini e che ha portato la destra italiana a stipulare una storica alleanza politica con Israele.
Questi giri di valzer ideologici avvengono mentre tutti ormai concordano sulla necessità di vedere convivere fianco a fianco in pace due stati, Israele e Palestina. Ma di fronte all’apparente sensatezza di questo progetto si nasconde un trucco: l’attuale situazione (economica, geografica, militare) non consentirà mai che lo stato di Palestina possa essere un vero stato, se non sul piano formale. Sostenere due popoli e due stati significa dunque legittimare un solo vero stato, Israele, e un simulacro di stato, la Palestina. Sarebbe dunque necessario parlare di due popoli in un solo stato: il modello lo abbiamo in Europa, dove uno stato federato, quello del Belgio, è composto da due etnie con lingua e religione diverse.

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