Vertice a Vienna tra UE e America Latina

L’Europa poteva trovare nell’America Latina l’occasione per pensare in grande e per diventare grande.
La realizzazione  di una area commerciale tra il nostro continente e quello sudamericano poteva rappresentare l’opportunità di riscrivere gli equilibri geo-politici del Pianeta.
Progetto pensato negli anni ’90, ma che non è riuscito a percorrere neanche i primi passi.
Superfluo  rilevare le conseguenze di un tale evento.
Sotto il profilo economico, l’unione di  una economia matura e sviluppata con elevate potenzialità tecnologiche, finanziarie, imprenditoriali con una economia diversa ma  caratterizzata  dalla presenza di elevate  risorse umane di media e alta preparazione tecnico scientifica, buona disponibilità di forza lavoro, mercati in forte espansione, abbondanti materie prime, avrebbe significato la creazione di un’area di primaria importanza nel contesto mondiale, con la possibilità di modificare e stemperare  gli eccessi del capitalismo attuale.
In termini politici, questo evento avrebbe costituito per l’Europa l’occasione di porsi  come un punto di riferimento insostituibile nelle relazioni internazionali e di assumere un ruolo comprimario insieme agli Stati Uniti.
Infine l’occasione di rimodellare il modello culturale ed un sistema di vita “occidentali” con nuovi apporti ed energie indispensabile per poter pensare al 21° in modo originale  e adeguato alle nuove sfide del terzo  millennio.
Invece l’Europa di Chirac e Blair, in occasione del IV  vertice UE – America Latina tenutosi a Vienna nei giorni scorsi  ha puntigliosamente  sottolineato le virtù del libero mercato  bacchettando le nazionalizzazioni della Bolivia e del Venezuela.
D’altronde, nelle attuali  condizioni, l’Europa continua a rappresentare  una pura astrazione politica.
Quando diventeremo  Europei?

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